Roma, 21 ott. (LaPresse) – Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Roma, i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria hanno scoperto un’evasione fiscale miliardaria realizzata da società consortili e cooperative, operanti nei settori del trasporto, del facchinaggio, delle pulizie e della vigilanza privata. Sono 62 le persone indagate.

Sono in corso perquisizioni in tutta Italia e sequestri preventivi di beni per centinaia di milioni di euro tra immobili, società, aziende, rapporti finanziari, automezzi e beni di lusso nei confronti delle persone indagate. Utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, bancarotta fraudolenta e riciclaggio alcuni dei reati contestati. Quella smantellata, spiegano dal Nucleo speciale di polizia valutaria, era una vera e propria organizzazione criminale.

In quella che è stata chiamata ‘Operazione Miliardo’ sono stati impegnati oltre 70 finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria e reparti della guardia di finanza territorialmente competenti. Le perquisizioni, effettuate in Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e Sardegna, hanno portato al sequestro di circa 90 immobili tra uffici, unità residenziali e opifici, due aziende, nonché numerosi mandati fiduciari e oltre 100 rapporti bancari. Le indagini, condotte per oltre due anni dalle fiamme gialle, hanno consentito di accertare che le organizzazioni individuate risultavano specializzate nella sistematica evasione della riscossione di debiti tributari, mediante l’utilizzo di circa 250 società consortili e cooperative. La truffa ha provocato, nel corso degli anni, un danno allo Stato pari a oltre 1,7 miliardi di euro.

Il meccanismo utilizzato dal 2001 consisteva generalmente nell’affidamento di servizi in subappalto a società cooperative appositamente costituite, da parte delle società consortili amministrate dagli indagati, che si aggiudicavano gli appalti sia da enti pubblici, sia da società private di rilevanza nazionale. Le società cooperative, a loro volta, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti – accertate dalle fiamme gialle per circa 400 milioni di euro – accreditavano il denaro ricevuto a ulteriori cooperative ‘finali’, i cui conti venivano progressivamente svuotati mediante prelevamenti in contante, non giustificati da alcuna logica commerciale. Tale denaro veniva poi versato su conti correnti intestati a società fiduciarie di San Marino e del Lussemburgo, per il successivo reimpiego nel settore immobiliare.

Il sistema ha permesso ai capi dell’organizzazione, gli imprenditori romani Pierino Tulli e Maurizio Ladaga, di appropriarsi illecitamente, per circa 160 milioni di euro, del denaro sottratto che, invece, sarebbe dovuto finire nelle casse dello Stato. Le indagini hanno anche permesso di scoprire una sorta di contabilità riservata e parallela riguardante somme erogate ad appartenenti ad amministrazioni pubbliche per finalità illecite in corso di accertamento. In particolare, le erogazioni riguardano gli anni compresi tra il 2010 e il 2012.

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