Città del Vaticano (Vaticano), 24 dic. (LaPresse) – “Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo”. Così papa Francesco nel corso dell’omelia, nella Basilica Vaticana, durante la messa di Natale. Il santo padre ha poi sottolineato, parlando a braccio, “la pazienza di Dio, la vicinanza di Dio, la tenerezza di Dio verso l’uomo”.

“L’origine delle tenebre che avvolgono il mondo si perde nella notte dei tempi. Ripensiamo all’oscuro momento in cui fu commesso il primo crimine dell’umanità, quando la mano di Caino, accecato dall’invidia, colpì a morte il fratello Abele. Così, il corso dei secoli è stato segnato da violenze, guerre, odio, sopraffazione. Ma Dio, che aveva riposto le proprie attese nell’uomo fatto a sua immagine e somiglianza, aspettava. Dio aspettava. Egli – ha aggiunto papa Bergoglio – ha atteso talmente a lungo che forse a un certo punto avrebbe dovuto rinunciare. Invece non poteva rinunciare, non poteva rinnegare sé stesso. Perciò ha continuato ad aspettare con pazienza di fronte alla corruzione di uomini e popoli”. “La pazienza di Dio, quanto è difficile capire questo: la pazienza di Dio verso di noi”, ha quindi sottolineato, sostandosi dal testo scritto dell’omelia.

Continuando a tratteggiare l’immagine di Dio come padre buono e paziente, Francesco ha specificato che “Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto”. Per concludere con l’amore del Padre per la sua creatura. “Il messaggio che tutti aspettavano – ha detto Bergoglio -, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza”.

Papa Francesco ha acne fatto un accenno indiretto ai conflitti presenti nel mondo e a come il cristiano debba affrontarli. “La risposta del cristiano – ha detto – non può essere diversa da quella che Dio dà alla nostra piccolezza. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine. Quando ci rendiamo conto che Dio è innamorato della nostra piccolezza, che Egli stesso si fa piccolo per incontrarci meglio, non possiamo non aprirgli il nostro cuore, e supplicarlo: Signore, aiutami ad essere come te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita, donami la grazia della prossimità di fronte ad ogni necessità, della mitezza in qualsiasi conflitto“. Le parole dell’omelia del papa sono state fatte precedere dalla telefonata alla comunità dei rifugiati iracheni, perseguitati per la fede. A loro Bergoglio ha detto: “Siete come Gesù”.

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