Milano 6 mag. (LaPresse) – In piazza, tra le file dei black bloc che venerdì scorso hanno messo a ferro e fuoco il centro di Milano, accanto ad antagonisti stranieri potrebbero essere scesi anche esponenti del mondo ‘anarchico – autonomista’ milanese. E’ una delle piste che inquirenti e investigatori stanno seguendo in queste ore per cercare di dare un volto e un nome ai 500 ‘incappucciati’ che il 1 maggio hanno marciato nelle file del blocco nero, ingaggiando una vera e propria guerriglia urbana. Esponenti della galassia ‘anarchico antagonista’, che avrebbero fatto parte della ‘Bottiglieria Occupata’ in via Savona, sgomberata nel 2010, da alcuni anni ormai si muovono per la città, occupando diversi edifici abbandonanti.

Negli ultimi mesi, poi, si sono avvicinati alle lotte contro gli sgomberi delle case popolari occupate, in particolare nei quartieri del Giambellino, del Corvetto e di Quarto Oggiaro. Venerdì scorso alcuni di loro potrebbero aver indossato cappucci e maschere anti gas e potrebbero essersi ‘battuti’ al fianco degli antagonisti provenienti da mezza Europa, in particolare da Francia, Austri, Germania, Grecia e Spagna. E potrebbero essere stati proprio loro a fornire agli ‘ospiti stranieri’ supporto logistico e ad indicare mappe e percorsi per le vie della città per raggiungere gli obiettivi da designati, come piazza Duomo, la Scala e il palazzo delle Stelline in corso magenta, dove ha sede la rappresentanza della Comunità Europea.

Nei giorni scorsi tutti i cetri sociali milanesi che partecipavano alla manifestazione della May Day hanno fatto sapere di essere estranei alle violenze. L’unica sigla della galassia antagonista a non prendere le distanze dal ‘blocco nero’, invece, è stata l'”Autonomia diffusa ovunque”, che su Facebook ha esposto le “15 tesi partigiane sul primo maggio milanese”. Nel lungo post il gruppo di area ‘anarchico – autonomista’ rivendica proprio lo stretto legame tra la lotta per il diritto alla casa e quanto è avvenuto in piazza il 1 maggio. “La sfida che hanno davanti tutte le lotte, a cominciare da quella per l’abitare -si legge – è quella di coniugare due aspetti: partecipazione e conflitto. Man mano che le lotte crescono si prova a mettere insieme, anche in piazza, quelle due dimensioni”.

La manifestazione, scrivono, ha raccolto “tante lotte diverse e tanti gesti” che “hanno convissuto rendendo la giornata intensa”. “Un obiettivo è stato sicuramente raggiunto – aggiungono – ed era forse quello più importante: da un anno a questa parte la parola d’ordine che ha più risuonato nelle assemblee No Expo era ‘facciamo male a Expo’. Gli è stato fatto male”. Nel lungo post non mancano i riferimenti alla lotta No Tav e le critiche “all’ipocrisia” dei milanesi che domenica sono scesi in piazza per ripulire le vie della città. “Strano e assurdo pensare che i devastatori dei nostri territori vogliano riutilizzare l’accusa di devastazione e saccheggio come vendetta contro chi individueranno come colpevoli di aver rovinato la festa ad Expo – scrivono ancora – Si parla di un reato che prevede una pena che arriva a 15 anni. E su questo c’è da riflettere sopratutto quando ci si abbandona facilmente a condanne: non possiamo lasciare soli i compagni arrestati o che lo saranno in futuro, che facciano parte della nostra collettività o meno”.

Da quanto si è saputo gli investigatori, oltre ad effettuare verifiche sui soggetti più ‘duri’ di almeno un paio di storici centri sociali milanesi, stanno concentrando la loro attenzione proprio su questo tipo di realtà. Nei giorni precedenti il corteo, infatti, la Digos aveva effettuato una serie di perquisizioni al Giambellino, dove avevano sede antagonisti che appoggiavano le lotte per l’abitare così come facevano quelli del Corvaccio, centro sociale sgomberato lo scorso novembre in zona Corvetto. Sgomberato anche il centro sociale ‘La Mandragola’ in via Bramantino, in zona Quarto Oggiaro. Sabato scorso, infine, sono stati identificati e fotosegnalati 14 cittadini greci, che probabilmente avevano dormito al vicino ‘Grand Hotel Occupato’ di via Settimo, nella zona di via Washington. Un contributo alle indagini, infine, sta arrivando anche dai cittadini con testimonianze e riprese video fatte pervenire agli investigatori.

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