Milano, 18 giu. (LaPresse) – L’Italia è il primo importatore mondiale di oli d’oliva e la Tunisia è considerato il terzo fornitore, dopo la Grecia e la Spagna. Nei primi tre mesi dell’anno, le importazioni di olio dal Paese africano all’Italia hanno avuto un incremento del 681%. Una quantità quasi otto volte superiore a quella rilevata nel primo trimestre del 2014. Il quadro è emerso da un’analisi della Coldiretti, basata su dati Istat riferiti agli ultimi 20 anni, presentata a Expo nell’ambito dell’incontro ‘L’olio italiano e la sfida della qualità’. “Nel 2015”, chiariscono dalla Coldiretti, “si registra il massimo storico nelle importazioni di olio di oliva straniero, dopo che nello scorso anno erano giunte dall’estero 666mila tonnellate di olio d’oliva e sansa come mai era avvenuto in passato”.

Secondo i rappresentanti dell’associazione di categoria degli agricoltori le importazioni sono state favorite dal “calo produttivo di oltre il 35% registrato per i raccolti nazionali, con una produzione che è scesa nel 2014 sotto le 300mila tonnellate, realizzate da circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno, per un fatturato stimato in 2 miliardi di euro”.

Il presidente nazionale della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ritiene che sia stato compiuto un positivo passo in avanti con il “via libera della Camera al decreto legge agricoltura che stanzia 32 milioni di euro per il piano olivicolo nazionale, con misure strutturali importanti per la filiera italiana”. Questo provvedimento, tra l’altro, “fa rientrare l’emergenza xylella tra gli eventi per i quali può essere dichiarato lo stato di calamità”, ha aggiunto Moncalvo, “ai sensi delle norme sul fondo di solidarietà nazionale con misure di sostegno in favore degli imprenditori olivicoli colpiti”.

Secondo il presidente di Coldiretti, è anche necessario “dare concreta applicazione alle norme già varate con la definizione delle sanzioni per inadempienza per l’uso obbligatorio dei tappi antirabbocco nella ristorazione, dove si continuano a trovare le vecchie oliere che permettono i miscugli”. Per quanto riguarda le etichette presenti nelle bottiglie d’olio, l’esponente nazionale dell’associazione degli agricoltori punta il dito contro la mancanza di trasparenza, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine dal primo luglio 2009. In alcuni casi, infatti, le scritte sono poco leggibili perché hanno dei caratteri molto piccoli e sono riportate dietro alle bottiglie.

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