Scuola, Margherita Oggero: No dei sindacati e riforme fallite

di Laura Carcano

Torino, 21 giu. (LaPresse) – Ore cruciali per la riforma della scuola in commissione Istruzione al Senato. “Se il progetto della buona scuola andrà avanti avremo 100mila assunzioni in più. Se non andrà in porto, ci sarà il regolare turn-over: non 100mila, ma 20-25mila assunzioni”, avverte ancora oggi Matteo Renzi a proposito della ‘Buona scuola’. Le centinaia di emendamenti non sono state ridotte. Il testo dei relatori scontenta le opposizioni anche se i tentativi di sintesi hanno cercato di accogliere diverse istanze della minoranza dem. La questione di fiducia pare diventare una ipotesi che si fa sempre più strada per la riforma della scuola, ormai una partita che si gioca attorno alla questione dei precari, con i sindacati che hanno chiesto le assunzioni subito e per decreto.

Abbiamo chiesto cosa pensa della riforma scolastica targata Renzi-Giannini, a una scrittrice, che si è dedicata alla scrittura dopo avere insegnato per trentatré anni Lingua e letteratura italiana alle scuole medie e superiori, cioè a Margherita Oggero, autrice di romanzi, che parlano anche di scuola, come ‘La collega tatuata’, divenuto il film ‘Se devo essere sincera’, di Davide Ferrario, con Luciana Littizzetto e Neri Marcore’. La ‘prof’ è la protagonista anche dei successivi romanzi della Oggero e dalle sue avventure è stata tratta una nota serie tv, ‘Provaci ancora prof!’ interpretata da Veronica Pivetti.

Cosa non la convince della riforma della scuola del governo Renzi?

Quello che più mi preoccupa sono i poteri del preside, perché siamo in un Paese in cui tutti tengono famiglia. E io temo che questa discrezionalità possa comunque essere eccessiva. E’ una questione fondamentale perche in Italia poi, da una parte, esistono scuole di amici e di cugini e parenti e dall’altra scuole in cui arrivano insegnanti motivati e preparati. Una volta esisteva la nota di qualifica degli insegnanti: i presidi non potevano valutare la bontà dell’ insegnamento in ogni materia, ma valutavano ad esempio la puntualità nell’arrivare a scuola o l’assenteismo. Questo è ciò che può fare il preside, ma il resto, come assumere personalmente i docenti, va valutato con attenzione e pensando ai correttivi di un possibile strapotere. Un preside non ha competenze onnicomprensive. In Francia, ad esempio, esiste un sistema di ispettori abbastanza efficiente.

La partita della riforma si sta giocando attorno alla questione degli insegnanti precari. Cosa ne pensa?

Sulla riforma non si deve sparare a zero se mette mano, seppur in modo non perfetto, al problema annoso del precariato. Per decenni nessuno ha avuto il coraggio di sbrogliare questa matassa: farlo spero permetterà un funzionamento della scuola meno a singhiozzo. Se davvero 100mila persone saranno stabilizzate non siamo di fronte a un numero irrisorio. A questo punto stiamo a vedere cosa succede in parlamento. Sistemati i precari, però, una selezione dei docenti prima che entrino nella scuola dovrà avvenire, perché le università sono diverse e i diplomi valgono diversamente. E non bastano i test a risposta multipla.

Come si capisce se uno è tagliato o no per insegnare?

Una volta c’era la lezione simulata davanti a professori che valutavano l’insegnante, ma oggi penso a a una simulazione di una lezione davanti ad allievi veri. Gli studenti parlano degli insegnanti e dal loro atteggiamento verso i professori si capisce se c’è rispetto delle competenze e simpatia. Ma non la simpatia per il docente che ti da’ una pacca sulla spalla, bensì per quello che ha capacita di comunicazione e competenza. Al cambio lezione, quando suona la campanella, si capiscono tante cose: se i ragazzi non tirano nemmeno fuori un libro, è segno che forse quel rispetto manca.

Come giudica l’atteggiamento del sindacato verso la riforma?

Credo ci sia una chiusura preconcetta sia da parte dei sindacati che di un certo numero di insegnanti Ci si lamenta che la scuola non funziona, ma qualunque tentativo venga fatto viene giudicato aprioristicamente negativo. I sindacati sulla scuola hanno colpe gravissime da almeno 30 anni e non mi sento di giudicare positivamente il loro operato. Hanno fatto spesso una difesa corporativa Guai a parlare di merito. Ogni volta – in tempi in cui c’erano i soldi- che si è parlato di aumenti di stipendio in cambio di una rivoluzione degli orari, di stare a scuola di più, per dare assistenza a chi e’ indietro – che non è volontariato ma professione- si è sempre risposto no, cioè non si va oltre le 18 ore settimanali e poi il resto si fa a casa. Ma i chirurghi mica operano a casa! Bisogna avere anche il coraggio di dire che per decenni la scuola è stata in buona parte in mano a signore della media o buona borghesia che sceglievano quel tipo di lavoro perche non era troppo impegnativo.

Come valuta le riforme del passato?

Quelle tentate sinora nella scuola italiana, compresa la riforma Berlinguer, hanno solo scalfito il sistema, ma non innovato. Tranne quella della Gelmini: un colpo di scure solo per tagliare e dare qualche contentino alle frange menò progredite dell’opinione pubblica