di Elisabetta Graziani

Roma, 1 lug. (LaPresse) – “L’associazione di Buzzi e Carminati si rapporta in modo completamente diverso con le due amministrazioni che si avvicendano nel periodo delle indagini. Con la giunta Alemanno si registra l’esplosione del fatturato della cooperativa di Buzzi. Con l’amministrazione successiva non ci sono i contatti con i livelli più alti e inoltre c’è il cambio dei vertici delle società partecipate, ma restano i trattamenti privilegiati con Buzzi per tutta la durata delle indagini”. E’ quanto ha dichiarato il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone in audizione in commissione bicamerale Antimafia in merito a quel ‘mondo di mezzo’ emerso grazie all’inchiesta Mafia Capitale. Pignatone sottolinea come si registri “per tutta la durata delle indagini una vera e propria attività di lobbing da parte di Buzzi e Carminati per imporre ai vertici dell’amministrazione personaggi amici o per ostacolare le nomine di soggetti meno vicini all’organizzazione“. E cita come episodio emblematico la scena della telefonata dell’allora capo della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli, che si scapicolla per le scale del Campidoglio pur di incontrare Buzzi. Anche con la fine della giunta Alemanno e la nuova amministrazione, Buzzi e Carminati “non hanno paura dell’esito del voto perché vantano amicizie in entrambi gli schieramenti”.

Lo ‘scopritore delle nuove mafie’ ha citato le due sentenze con le quali “la Cassazione ha confermato che l’associazione Buzzi-Carminati è di tipo mafioso”. Ci sono tuttavia delle differenze con la mafia tradizionale: non ha le stesse dimensioni, non fa uso sistematico della violenza né dura da altrettanto tempo. “Mafia Capitale non è la ‘Ndrangheta, né la Camorra, né la Mafia – precisa Pignatone -. E’ un’organizzazione più piccola con una struttura. E’ chiaro che c’è un capo, Carminati, che in questi anni è riuscito a intessere i rapporti con l’amministrazione comunale. Poi c’è il braccio militare che si occupa di estorsione, usura e recupero crediti. Infine c’è il braccio degli imprenditori vicini all’organizzazione”.

Un’altra, fondamentale, differenza consiste nel fatto che “Roma non è Palermo, né Reggio Calabria, né Napoli: è troppo grande per essere controllata dalle organizzazioni criminali e non c’è una sola organizzazione – aggiunge il procuratore -. A Roma ci sono più organizzazioni criminali, alcune di stampo mafioso e altre no. Le indagini proseguono”. Per quanto riguarda il futuro, Pignatone si rivolge direttamente alla presidente della commissione bicamerale Antimafia Rosy Bindi e suggerisce che “c’è una riflessione da fare sul ruolo delle cooperative”. “C’è da riflettere – dice – sulle agevolazioni, sulle simpatie e sui tipi di controlli di cui godono le cooperative. Ma questo non è compito della procura, è più compito della commissione”. Bindi di rimando annuncia che sarà ascoltata in Antimafia anche la cooperativa La Cascina. Infine, per quanto riguarda la Regione Lazio, il procuratore capo di Roma ha annunciato che “è stata fatta o è in corso la notifica di un avviso di conclusione indagini ai sensi dell’articolo 415 bis nei confronti dell’ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Maurizio Venafro, che prelude a un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio per il reato di turbativa d’asta”.

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