Roma, 9 lug. (LaPresse) – “E’ necessario che il Libro bianco, la relazione programmatica diffusa dallo Stato maggiore della Difesa con le linee guida strategiche, diventi la nostra modalità per fare il punto della situazione almeno ogni cinque anni, soprattutto dato lo sviluppo della minaccia cibernetica”. Lo ha detto la ministra della Difesa Roberta Pinotti intervenendo, oggi, alla Camera, alla conferenza ‘The challenges of cyber-security. Perspectives from Italy&US’, organizzata dalle riviste Airpress e Formiche, con la delegazione italiana dell’assemblea parlamentare della Nato.

“C’è una considerazione ancora troppo bassa di questa minaccia – ha aggiunto Pinotti – rispetto al rischio immenso che può creare. Nel campo, il collegamento tra sicurezza e difesa è indissolubile”.

La minaccia cibernetica si considera come il quinto dominio della difesa, dopo quello terrestre, marittimo, aereo e spaziale. E’ per questo che, ha detto la ministra, “non possiamo restare indietro, perché chi minaccia corre e non possiamo farci trovare impreparati”.

La cyber-minaccia è tanto più pericolosa quanto immateriale, anonima, senza una provenienza individuabile e imprevedibile. “Il pericolo che corriamo – ha spiegato Pinotti – ci costringe a porci interrogativi sull’adeguatezza del quadro legislativo nazionale e internazionale in materia”.

Il volume delle informazioni disponibili sta cambiando. Il problema non è più ottenerle, ma processarne una quantità enorme in tempo reale per individuare quelle utili: “Quello che conta ora – ha concluso Pinotti – è la capacità umana di gestire le tecnologie”.

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