Bologna, 14 lug. (LaPresse) – “A diciassette anni il liceo che si frequenta può essere come la tua casa e gli studenti che s’incontrano ogni giorno sono la tua famiglia sorridente con cui condividere le emozioni. Si pensa di aver trovato la dimensione giusta e ci si prepara con impegno per costruire il proprio futuro senza pensare al mondo che si apre oltre i finestroni della scuola”. A raccontare la sua esperienza è Augusto, studente di Bari che ha frequentato il quarto anni di Liceo negli Usa, in Oregon, in qualità di exchange student e lì si è diplomato. Poi si è iscritto nel Missouri, ed ora sta per iniziare il terzo anno di Pre-Medicine alla New York University. Il suo sogno è diventare medico. Augusto è partito con ‘Mondo Insieme’, un’organizzazione con sede a Bologna che si occupa di organizzare programmi di studio per ragazzi italiani che vogliono andare negli Usa.
D – Perché hai deciso di partire?
R – “Quando le porte automatiche dell’aeroporto mi si sono chiuse alle spalle e sono volato via per il mio senior Year of high School in Portland, Oregon, le lacrime silenziose di mia madre mi hanno fatto rimpiangere la mia scelta per tutte le venti ore di viaggio. Eppure, quando sono tornato nove mesi dopo, le stesse lacrime mi stavano dicendo qualcos’altro: quanto il mio futuro stesse a cuore ai miei genitori e quanto io fossi cambiato. Ero diventato una persona che vedeva oltre i finestroni della sua vecchia scuola e che guardava verso il mondo, suo maestro”.
D – Cosa hai imparato durante il primo anno passato negli Usa?
R – “Finire le superiori attraverso l’opportunità datami da ‘Mondo Insieme’ nel 2012, è stato life-changing. Ho scoperto che la chiave per una convivenza serena con il mondo circostante è condividere con partecipazione emotiva i punti d’incontro con le persone intorno a te. Il calcio, ad esempio, è diventato fonte di nuove amicizie. Ho iniziato ad accumulare conoscenza sulla la vita dei campus universitari americani ed ho imparato ad amare quel maestoso e grande paese che è l’America. Quindi mi sono iscritto all’Università”.
D – E come sta andando?
R – “La mia esperienza alla Lindenwood St Charles nel Missouri è stata unica, preziosa. Sono stato circondato da altri studenti internazionali e abbiamo condiviso tanti momenti magici: dalle risate con cui tentavamo di combattere la tensione per gli esami, alle partite a calcio che duravano dalle 9 alle 19 ogni domenica, alla serietà delle chiacchierate che riguardavano il nostro futuro, un enorme punto interrogativo che, condiviso con i compagni e gli amici, sembra meno preoccupante. Il Campus mi ha regalato i miei attuali migliori amici. Nel reciproco sostegno era impossibile non accorgersi di quanto ognuno di noi fosse determinato nel perseguimento dei propri obiettivi e, tutto ad un tratto, le nostre radici, si intersecavano in una sola entità, l’internazionalità dell’individuo.
Dopo un paio di anni, e dietro consiglio della mia insegnante, ho presentato domanda ammissione alla New York University. E’ una delle migliori università del mondo ed è estremamente difficile essere ammessi, ma mantenendo i miei voti alti e accumulando esperienze e crediti, sono riuscito a farmi scegliere”.
D – Come hai superato i momenti difficili vissuti in questi anni?
R – “Tutte le difficoltà di questi anni mi hanno insegnato principalmente che nel nostro cammino siamo soli, ma possiamo scegliere i nostri mentori, i nostri aiutanti, coloro che momentaneamente ci fanno crescere e diventano parte integrante di una porzione della nostra vita. Di mio padre devo dire che da quando sa che sono stato ammesso a NYU è diventato un’altra persona, perché suo figlio gli sta dando indirettamente la possibilità di esplorare luoghi che sognava ad occhi aperti da piccolo, quando lavorava in campagna con suo padre, mio nonno, prima di fare anche lui carriera e di sviluppare l’intuito circostanziale dei visionari”.
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