Roma, 21 lug. (LaPresse) – Il presidente Antonio Marchesi e il direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per condividere le preoccupazioni dell’organizzazione sul tema dell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati nel Paese. “Si tratta, in verità, – affermano i due responsabili di Amnesty nella nota inviata a Mattarella – di una questione che, a fronte della più grave crisi mondiale di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale in poi, tocca l’Europa – e anche l’Italia – in modo piuttosto modesto. Costante di ogni crisi dei rifugiati – aggiungono – è, del resto, che la grande maggioranza di essi cerca riparo nei paesi confinanti, o comunque nella stessa regione. É ciò che è puntualmente avvenuto anche in questa occasione: oltre il 90 per cento delle persone fuggite dalla Siria, per esempio, non ha lasciato la regione medio-orientale”.

“L’uso di espressioni violente e discriminatorie – continuano nella lettera inviata al presidente della Repubblica – è ormai comune, tanto sul social network – territorio in cui questo fenomeno prospera -, quanto nei media tradizionali e persino in trasmissioni radio-televisive di largo ascolto. Ci permettiamo, signor Presidente, di chiederLe, quale massimo rappresentante del nostro paese, di farsi interprete delle nostre preoccupazioni e promotore di una stagione nuova dal duplice punto di vista dell’organizzazione e della cultura dell’accoglienza. É nostro profondo convincimento che un’accoglienza realizzata non più in una continua modalità emergenziale bensì secondo criteri di programmazione, sostenibilità, equità ed efficienza, condivisi e discussi con tutti gli interessati, a cominciare dalle comunità locali, potrebbe stemperare le tensioni, ridurre al minimo l’eventuale impatto negativo sul territorio, superare le proteste e, soprattutto, contribuire a evitare la strumentalizzazione politica delle stesse. Più di ogni altra cosa – concludono Marchesi e Rufini – un’accoglienza realizzata secondo questi criteri potrebbe garantire condizioni di vita rispettose dei diritti e della dignità dei cittadini stranieri”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata