Milano, 22 lug. (LaPresse) – Era l’aeroporto militare di Ghedi il bersaglio nel mirino dei due stranieri arrestati questa mattina a Brescia e, in particolare del tunisino, Lassaad Briki, anagraficamente residente a Milano, in via Bonfadini. Scrive la giudice per le indagini preliminari, Elisabetta Meyer, nelle 65 pagine dell’ordinanza che li ha portati in carcere: “L’esaltazione di Briki è tale da indurlo a progettare i più svariati scenari operativi, dopo l’acquisto di un binocolo per spiare preventivamente l’interno” dello scalo.
Fa ricerche su internet, compie sopralluoghi, si informa sulle persone che hanno accesso alla base Nato, prospettando la possibilità di sostituirsi a uno degli addetti alla consegna del pane. Si immagina, anche, situazioni da film: frequentare bar e luoghi di ritrovo per entrare in contatto con soldati e operatori e intrecciare amicizie interessate. Muhammad Waqas, l’altro arrestato, prova a dissuaderlo e a suggerirgli altre opzioni. “Lo invita a cambiare obbiettivo, ripiegando su target meno vigilati – scrive la giudice – una caserma dei carabinieri o addirittura una chiesa”. Ma il tunisino non recede, punta tutto su Ghedi, luogo altamente simbolico: ormai “è ossessionato” dall’idea di compiere lì una azione, rileva la gip, ed è convinto di essere il prescelto: “Fa niente – risponde all’amico, intercettato dagli investigatori della polizia – Non c’è problema. Io faccio per Allah. non faccio per famiglia”. La base bresciana è la sua “porta grande per Jannah, il paradiso”. Ci andrebbe anche in scooter, pur di arrivarci e se non avesse l’aiuto del coindagato. “Compro motorino…faccio giro… vado da solo”.
L’addestramento, in attesa di partire per i campi in Siria, in Italia consiste essenzialmente nella lettura e nello studio della Mujahid guide e nella visione di filmati e siti internet, compresi quelli in cui si parla dell’uso di tossine o delle modalità per abbattere un aereo. I due cercano anche il modo di procurarsi armi – tra cui un kalashnikov e una non meglio precisata machine gun – aprendo scenari nuovi e spunti di indagine. Lassaad si offre di provvedere andando a Saronno, in provincia di Varese, dove “c’è una che è della famiglia”. Altri cenni, più cripitici, sono a possibili fornitori belgi e pakistani, con generici riferimenti a Napoli, Roma, Modena e Bologna.
Gli arrestati, si sottolinea in un altro passaggio dell’ordinanza, discutevano pure “del possibile arruolamento di tale Tanwir, da mandare a combattere in Siria per ammazzare” gli oppositori dello Stato islamico. In Italia tra i nemici vengono messi i carabinieri. In uno dei dialoghi captati dalle miscrospie, i due sono espliciti: “Voglio fare una cosa prima di andare via…” annuncia uno. “Ammazzare due o tre carabinieri!?”, risponde l’altro. ” Sì – è la replica – Io odio tanto i carabinieri”.
Arrestati questa mattina 2 sostenitori dell’Isis a #Brescia. Nostro sistema controllo dimostra ancora una volta la sua efficacia #senzasosta
— Angelino Alfano (@angealfa) 22 Luglio 2015
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