di Paola Benedetta Manca
Bologna, 2 ago. (La Presse) – Il 2 agosto del 1980, alle 10.25, una valigia di oltre 20 chili di una miscela di tritolo e T4 esplode nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna: 85 morti e 200 feriti il tragico bilancio. La deflagrazione è tremenda e provoca il crollo delle strutture sopra le sale d’aspetto di prima e seconda classe, di circa 30 metri di pensilina e colpisce in pieno il treno Ancona-Chiasso, in sosta sul primo binario. L’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, in occasione dei funerali delle vittime, la definì “l’impresa più criminale mai avvenuta in Italia”. E’ il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra, al culmine della strategia della tensione. Le foto e i racconti di quella giornata mostrano una città devastata, in ginocchio, anche se la macchina del soccorso e del volontariato si mette subito in moto con risultati sorprendenti.
L’iter giudiziario. Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva i neofascisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, esponenti dei Nar, Nuclei armati rivoluzionari, ma non sono mai stati individuati i mandanti. Tantissime piste sono nate e si sono affastellate su uno scenario che continua a essere torbido. L’11 luglio 1988, la sentenza di primo grado condanna a 4 ergastoli Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Massimiliano Fachini e Sergio Picciafuoco, tutti estremisti di destra. Dieci anni per depistaggio vengono dati invece a Licio Gelli, Francesco Pazienza e ai due ufficiali del Sismi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Sono condannati poi per banda armata Paolo Signorelli, Roberto Rinani, Egidio Giuliani, Gilberto Cavallini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Sergio Picciafuoco, Massimiliano Fachini. Il 18 luglio del 1990, però, la sentenza di appello assolve tutti dall’accusa di strage.
La Corte di Cassazione, nel 1992, stabilisce un nuovo processo di appello. Il 16 maggio 1994 la nuova sentenza di appello conferma l’ergastolo per Mambro, Fioravanti e Picciafuoco e l’accusa di depistaggio per Gelli, Pazienza, Musumeci e Belmonte. Confermata anche la condanna per banda armata per Fioravanti, Mambro, Picciafuoco, Giuliani e Cavallini. Il 23 novembre 1995 la suprema corte conferma poi la sentenza del secondo processo di appello. Francesca Mambro e Valerio Fioravanti vengono condannati definitivamente all’ergastolo quali esecutori della strage. Nell’ottobre del 2000 Francesca Mambro ottiene la sospensione della pena per maternità, mentre Valerio Fioravanti usufruisce del beneficio del lavoro fuori dal carcere. I due si sono sempre proclamati innocenti.
Sempre nel 2000, il 30 gennaio, Luigi Ciavardini, accusato di essere uno degli esecutori della strage e ancora minorenne, viene assolto dal Tribunale dei minori per il reato di strage e condannato per banda armata a 3 anni e 6 mesi. Nel 2002, però, la sezione minori della Corte d’appello di Bologna ribalta la decisione: Ciavardini viene condannato a 30 anni come esecutore dell’attentato. Ma l’odissea giudiziaria della strage di Bologna non è finita. Il 17 dicembre 2003 la Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna di Ciavardini. Il 13 dicembre 2004 la sezione minori della Corte d’appello di Bologna torna a pronunciarsi e Ciavardini viene condannato a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2007 la seconda sezione penale della Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato dai legali dell’ex Nar, che viene condannato con sentenza definitiva a 30 anni per la strage. Anche lui attualmente è fuori dal carcere in regime di semi-libertà.
L’indagine. Nel novembre 2005 la procura di Bologna apre un nuovo fascicolo d’indagine che prende le mosse dalla pista mediorientale e dagli atti della ‘commissione Mitrokhin’, dalle cui carte emerge la presenza a Bologna l’1 agosto del 1980 del militante tedesco esperto di esplosivi Thomas Kram, del gruppo ‘Cellule rivoluzionarie’, braccio destro del terrorista internazionale Carlos detenuto in Francia dal 1994. Kram si costituisce alle autorità tedesche e un mese dopo riesce a ottenere la libertà condizionale. Nel 2007 la Procura di Bologna presenta una rogatoria per poter sentire Kram come persona informata sui fatti e chiedere informazioni sulla sua presenza nel capoluogo felsineo. Il 19 agosto 2011 la procura bolognese, nell’ambito dell’inchiesta bis sulla strage, iscrive nel registro degli indagati i terroristi tedeschi di estrema sinistra Thomas Kram e Margot Frohlich, entrambi legati al gruppo terrorista internazionale di Carlos. Il 10 febbraio del 2015, però, il gip Bruno Giangiacomo archivia le posizioni di Kram e Frohlich, accogliendo la richiesta del pm Enrico Cieri. Archivata la cosiddetta ‘pista palestinese’, restano ancora ignoti i mandanti della strage.
Le richieste dell’associazione dei parenti delle vittime. Da 35 anni l’Associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna chiede che vengano individuati i mandanti della strage. Tre, poi, le richieste fondamentali: il risarcimento e indennizzo ai parenti delle vittime, l’introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e la reale declassificazione delle carte sulle stragi da parte di ministeri e servizi segreti. Per sostenere le richieste l’associazione ha anche lanciato una petizione online sulla piattaforma Avvaz.org che ha incassato finora 1.413 firme, tra cui quelle di Gino Strada, Don Luigi Ciotti, Libera, Antonio Ingroia, Azione civile, Salvatore Borsellino e il Movimento delle Agende Rosse.
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