di Gabriella Cerami
Roma, 6 ago. (LaPresse) – Mazzi di fiori bianchi, riposti dagli abitanti di Palermo sulla banchina del porto, hanno accolto le 25 salme dei migranti che ieri non ce l’hanno fatta a sopravvivere al naufragio del barcone, che avrebbe dovuto portarli in Italia. A quindici miglia dalla Libia, dove è avvenuta la tragedia, i mezzi della marina militare stanno ancora cercando in mare i corpi, ormai sicuramente senza vita, da recuperare.
“Eravamo seicento sulla barca che si è ribaltata”, racconta un ragazzo, arrivato in Sicilia a bordo della nave irlandese ‘Le Niamh‘, su cui sono stati trasportati, oltre ai 25 corpi senza vita, i 367 migranti sopravvissuti e tra questi c’erano 24 donne e 14 bambini. Altre sei persone invece sono state portate da due elicotteri all’ospedale di Lampedusa. Ma migranti mancano ancora all’appello e le ricerche sono in corso.
È questa l’ennesima tragedia che si è consumata in mare. La preoccupazione è tale che l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini, il vicepresidente della commissione Ue Frans Timmermans, e il commissario Ue agli Affari interni Dimitris Avramopoulos, hanno diffuso una nota congiunta. “La migrazione non è un argomento popolare. È facile piangere di fronte alla tv quando si verificano queste tragedie. È più difficile reagire e assumersi la responsabilità”, si legge. E poi ancora: “Ciò di cui abbiamo bisogno ora è il coraggio collettivo di far seguire alle parole azioni concrete, che altrimenti suonerebbero vuote”.
I commissari europei ricordano che sono state triplicate le risorse dedicate alla ricerca e ai soccorsi, e ciò ha permesso di salvare oltre 50.000 persone dal primo giugno 2015. “Ma ciò non è sufficiente: abbiamo bisogno di un approccio nuovo, più europeo e di più presenza in mare”. La situazione è allarmante se si pensa che questa è un’estate di sbarchi senza fine e che i mezzi della guardia costiera e della marina militare, mentre erano a lavoro per recuperare altri corpi dopo il naufragio di ieri, hanno soccorso gommoni e salvato altre vite, insieme ai volontari di medici senza frontiere, che scrivono così: “L’organizzazione è stata prima chiamata per assistere la barca che si è capovolta, ma poi è stata inviata a salvare un altro barcone e poi fatta tornare indietro. Questo dimostra la grave carenza di risorse disponibili”.
Alla fine, tra ieri e oggi, sono stati soccorsi oltre mille migranti al largo della Libia. Le operazioni di soccorso, coordinate dalla centrale operativa della guardia costiera, sono iniziate nella mattinata, a 30 miglia dalle coste africane quando la nave Fiorillo ha salvato 381 persone, tra cui 55 donne e 26 bambini, che erano a bordo di un barcone e che arriveranno domani all’alba a Pozzallo. Poi la nave Barbon Argos di medici Senza Frontiere ha tratto in salvo 97 persone su un gommone a 20 miglia a nord della Libia e, subito dopo, si è diretta in una zona dove era stato segnalato un barcone in difficoltà.
Al termine di questa seconda operazione, alla quale hanno partecipato anche la nave Phoenix e altre unità, sono stati recuperati 613 migranti. E poi ancora la marina militare ha soccorso un gommone con a bordo 101 persone. Adesso tutti loro, scappati dalla guerra in Libia, attendono una sistemazione in Europa.
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