Torino, 14 ago. (LaPresse) – Questa sera alle 18 a Torino gli attivisti del collettivo antipsichiatrico Antonin Arnaud saranno in piazzale Umbria, angolo via Livorno, in segno di protesta contro il Trattamento sanitario obbligatorio e gli abusi in psichiatria. Il luogo, spiega il comitato, non è stato scelto a caso: si tratta infatti della zona della città in cui mercoledì 5 agosto il 45enne Andrea Soldi ha perso la vita dopo essere stato ammanettato e caricato su un’ambulanza per essere trasportato in ospedale dove sarebbe stato sottoposto a un Tso. “Il presidio di questa sera è in solidarietà ad Andrea e alla sua famiglia. Basta morti in Tso! Tre persone a cui era stato richiesto un trattamento sanitario obbligatorio sono morte quest’estate”, dicono i membri collettivo.
Nato a Pisa e diffuso nelle principali città italiane, il collettivo Antonin Artaud è impegnato nel fornire aiuto legale, denunciare violenze e abusi di psichiatria, informare sui farmaci e i loro effetti collaterali ai pazienti sottoposti a Tso e ai loro familiari. “Oltre a Soldi, il 30 luglio è morto a Carmignano Sant’Urbano, in provincia di Padova, un ragazzo di trentatrè anni – spiega il collettivo antipsichiatrico -. Si chiamava Mauro Guerra e un carabiniere, che era andato a prenderlo a casa assieme a un collega per sottoporlo a Tso, gli ha sparato mentre, spaventato, scappava. E l’8 giugno è deceduto a 39 anni, in circostanze da chiarire, Massimo Malzoni. I familiari hanno molti dubbi sulle cause del decesso e lamentano che durante i 12 giorni di ricovero non gli sia mai stato concesso di vederlo”.
Il regime terapeutico imposto dal Tso ha una durata di 7 giorni: deve essere disposto con provvedimento del sindaco del Comune di residenza su proposta motivata da un medico e convalidata da uno psichiatra operante nella struttura sanitaria pubblica. Dopo aver firmato la richiesta, il sindaco deve inviare il provvedimento e le certificazioni mediche al giudice tutelare operante sul territorio, il quale deve notificare il provvedimento e decidere se convalidarlo o meno entro 48 ore. “Lo stesso procedimento deve essere seguito nel caso in cui il Tso sia rinnovato oltre i 7 giorni – spiega il collettivo antipsichiatrico -. La legge stabilisce che il ricovero coatto può essere eseguito solo se sussistono contemporaneamente tre condizioni: l’individuo presenta alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, l’individuo rifiuta la terapia psichiatrica, l’individuo non può essere assistito in altro modo rispetto al ricovero ospedaliero. Subito ci troviamo di fronte ad un problema: chi determina lo stato di necessità e l’urgenza dell’intervento terapeutico? E in che modo si dimostra che il ricovero ospedaliero è l’unica soluzione possibile?”.
“Risulta evidente – continua il collettivo – che le condizioni di attuazione di un Tso rimandano, di fatto, al giudizio esclusivo ed arbitrario di uno psichiatra, giudizio al quale il sindaco, che dovrebbe insieme al giudice tutelare agire da garante del paziente, di norma non si oppone. Per la persona coinvolta l’unica possibilità di sottrarsi al Tso sta nell’accettazione della terapia al fine di far decadere una delle tre condizioni, ma è frequente che il provvedimento sia mantenuto anche se il paziente non rifiuta la terapia. Il Tso è usato, presso i Cim o i Centri Diurni, anche come strumento di ricatto quando la persona chiede di interrompere il trattamento, sospendere o scalare la terapia – denuncia il collettivo -. Infatti oggi l’obbligo di cura non si limita più alla reclusione in una struttura, ma si trasforma nell’impossibilità effettiva di modificare o sospendere il trattamento psichiatrico per la costante minaccia di ricorso al ricovero coatto cui ci si avvale alla stregua di strumento di oppressione e punizione. Per questo ancora una volta diciamo No ai Tso e scendiamo in piazza per dare un segno visibile al nostro rifiuto”.
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