Milano, 18 ago. (LaPresse) – I giudici del Tribunale dei minori di Milano hanno aperto un procedimento di adottabilità per il figlio di Martina Levato e Alexander Boettcher, condannati entrambi a 14 anni di carcere per aver sfigurato con l’acido Pietro Barbini.La richiesta era partita dalla pm Annamaria Fiorillo. I giudici hanno anche deciso che Martina potrà vedere il bimbo, Achille, nato la notte tra il 14 e il 15 agosto, una volta al giorno.
“Spero che le lascino suo figlio“, aveva dichiarato in mattinata l’avvocato Stefano De Cesare, legale della Levato, prima di entrare nella sede del Tribunale per i minori di Milano in attesa della decisione dei giudici. “Il tribunale dei minori deciderà ciò che vuole – aveva spiegato il legale – ma io spero che le lascino suo figlio”. L’avvocato aveva chiarito che il riconoscimento del figlio effettuato ieri alla clinica Mangiagalli era “un atto formale” e aveva raccontato che Martina Levato non aveva ancora potuto vedere suo figlio perché non le era stato concesso. Il legale, infine, aveva auspicato che non si arrivasse “a un provvedimento così drastico” come l’adozione del piccolo da parte di un’altra famiglia.
Lo stesso avvocato aveva riferito ieri le parole di Martina, dopo che il Tribunale di Milano aveva deciso l’allontanamento del figlio: “Sono disperata, mi hanno distrutto“. De Cesare aveva anche incontrato alla Mangiagalli il pm di Milano Marcello Musso, in clinica per visitare il piccolo Achille.
Nella serata di ieri anche la madre di Boettcher, Patrizia Ravasi, intervistata da Videolina aveva commentato la decisione del Tribunale di Milano: “A mio avviso è stata perpetrata una grandissima ingiustizia, qualcosa che lede i diritti umani di una persona”. “Ho sentito il papà di Martina – ha detto Patrizia Ravasi da Palau, dove si trova in vacanza – e l’ho trovato un uomo profondamente devastato. Mi ha detto che a Martina è stato strappato il neonato, non le è stata permessa neanche la prima poppata e a lui, almeno fino a questa mattina, non è stato permesso vederlo. Era un uomo distrutto dal dolore”.
“Perché parlare di adozione? Noi siamo persone per bene – ha aggiunto la madre di Alexander Boettcher – non abbiamo nessuno scheletro nell’armadio. Ci aiuteremo perché noi vogliamo solo il bene di questo bambino. Se il tribunale dei minori davvero lavora per il bene del minore allora dovrebbe ascoltare le nostre parole”.
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