Dal nostro inviato Jan Pellissier a bordo del Cigala Fulgosi

Libia, 31 ago. (LaPresse) – Valentino Rossi trionfa a Silverstone, e un urlo si leva a poche miglia dalla costa libica. Capita in una giornata senza avvistamenti di nuovi barconi di migranti sul pattugliatore d’altura Cigala Fulgosi impegnato nell’operazione ‘Mare sicuro’ della Marina militare a 50 miglia marine da Tripoli. Gli stessi uomini che appena 20 giorni fa hanno recuperato 49 cadaveri dall’ennesima carretta del mare, sono di nuovo in acqua, non si fermano e lavorano per salvare quanti più migranti è possibile. Provano a vincere ogni volta una gara in cui la velocità è decisiva, proprio come il ‘dottore’ di Tavullia. Anche se sul Cigala, quando si parla di dottore, tutti pensano al ‘doc’, che in questi giorni è un ex primario del pronto soccorso di Ostia, Sandro Montanari, che dopo la pensione è entrato nel corpo militare della Croce Rossa. A lui e agli infermieri del Cigala tocca allestire sul ponte di volo un ‘triage’ in mezzo al mare dove prestare le prime cure alle centinaia di migranti che ogni gommone o barcone riversa sull’unità della Marina.

Nata per pattugliare il mare congiuntamente all’elicottero cui è destinato il ponte di volo, la Cigala negli ultimi mesi è stata ‘de facto’ riconvertita ad approdo per i migranti che sognano l’Europa. Sono 100mila quelli già passati sulle navi di ‘Mare sicuro’, ma tutti a bordo del pattugliatore sanno che quest’esodo potrebbe non finire mai, e vivono giorno dopo giorno in attesa del prossimo ‘evento Sar’. Abbreviazione di ‘Search and rescue’, un ‘Sar’ salva una nave pericolosa per sé o per gli altri natanti perché troppo carica, sprovvista di propulsione o apparecchiature radar, con poco bordo libero, o tutto insieme come capita sempre per le carrette del mare che arrivano dalla Libia in questi mesi.

E’ dal 2001 che mi occupo di migranti, ho visto di tutto, bisogna staccare il cervello e prepararsi al peggio”, racconta il napoletano doc trapiantato in Sicilia, Luigi Perretta, responsabile unico del ponte di volo dove trovano rifugio i migranti non appena imbarcati. Gli uomini verso la poppa, sotto l’hangar retrattile donne e bambini. L’area dove possono stare i migranti è sostanzialmente solo questa. Qui i migranti vengono fotosegnalati, e gli si chiede il Paese d’origine. Poi arrivano acqua, termocoperte e assistenza sanitaria se serve. Fino a 500 persone in una volta sola hanno trovato posto sul ponte del Cigala. Sebastiano Grienti da Avola e con 23 anni di Marina alle spalle, al ponte inferiore intanto dall’alba è al lavoro per preparare i pasti necessari ai migranti: una vaschetta con ampie porzioni di riso, carne e frutta. Ai suoi ordini i maestri di cucina e mensa, 3 ai fornelli e 3 alla dispensa. A coordinarli il capo sussistenza. Due ponti sopra le cucine, tra la plancia e la Coc (Centrale operativa combattimento) si muove invece da mattina a notte il 26 enne Simone Catania, a capo della componente Tlc e radar. Lui per primo viene a sapere della presenza nei settori dove operano i mezzi di ‘Mare sicuro’ di possibili imbarcazioni con migranti alla deriva. Il coordinamento tra le unità della Marina, quelle civili presenti in transito nell’area, e quelle dell’operazione Triton di Frontex, può fare la differenza tra la vita e la morte di qualcuno. Avere le informazioni giuste è cruciale, come lo è arrivare il prima possibile a soccorrere i migranti. “Salvaguardia vita in mare”. Questo è in queste settimane l’obiettivo primario del Cigala Fulgosi ogni volta che lascia il porto di Augusta diretto a Sud, secondo il capitano di fregata, Massimo Tozzi, 44 anni perugino, che tra qualche settimana terminerà il suo periodo di comando, per dedicarsi in Accademia all’insegnamento della cartografia. Ai suoi comandi circa 80 tra uomini e donne.

Circa 60 sono gli addetti che fanno parte del personale diretto della Cigala, cui si aggiungono 7 addetti all’elicottero che arrivano da Pisa, Catania e Grottaglie. Infine durante ‘Mare sicuro’ si sono aggiunti 10 militari del battaglione San Marco, che armi in pugno garantiscono la sicurezza dell’evento Sar, per evitare che ci siano nuovi attacchi degli scafisti contro le nostre navi, come capitato a febbraio alla Guardia Costiera. A prelevare i migranti ci pensano invece due idrobarche che vengono calate dalle fiancate del Cigala con una gru, e che 10 alla volta portano i migranti a bordo dove in questi mesi è salito di tutto, comprese una donna siriana con il suo gatto, una signora 95enne che gioielli bene in vista non ne voleva sapere di morire per mano degli uomini dell’Is.

Purtroppo sono stati molti anche i cadaveri recuperati negli anni, compreso un neonato, che è stato raccolto dal pannolino praticamente con un dito solo dagli uomini del Cigala sul fondo della stiva di un barcone. Questo è il tipo di imbarcazioni che più preoccupa quando viene avvistato, perché sotto coperta i migranti vengono schiacciati in modo inumano, e respirano le esalazioni del motore, soffocando in pochi minuti. Per salvarli, già a bordo delle idrobarche un infermiere viaggia con uno zaino d’emergenza. Sulla Cigala poi ci sono defibrillatori, adrenalina, antiaritmici venosi, cortisonici con dosaggi elevati, e quanto serve ad intubare i migranti. Nei casi più gravi l’elicottero va direttamente in direzione Lampedusa. Ma spesso non c’è nulla da fare, e sul ponte bambini capiscono di essere orfani, donne diventano vedove e genitori sanno che non vedranno mai più vivi i loro figli. Il lavoro dei marinai però non finisce qui, e da subito si lavora per trovare un ‘canarino’ che indichi lo scafista, quando le foto scattate dall’elicottero, che per primo si avvicina a barconi e gommoni, non chiariscano subito chi sia. Se il canarino canta, lo scafista viene isolato, una volta a terra viene consegnato alle forze dell’ordine: sono 350 quelli già arrestati in sei mesi di ‘Mare sicuro’. In massimo 3 ore, oltre 500 migranti vengono registrati, rifocillati e rincuorati. Il Viminale intanto ha già indicato dove portare i migranti, e la Cigala Fulgosi torna verso l’Italia. Poi tutto ricomincerà.

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