Dal nostro inviato Jan Pellissier a bordo del Cigala Fulgosi

Libia, 31 ago. (LaPresse) – Quasi 100mila migranti salvati, 350 scafisti catturati, 157 tra barconi e gommoni sequestrati. Sono questi numeri dei primi 6 mesi dell’operazione ‘Mare sicuro’ che dal 12 marzo vede impegnate in operazioni di monitoraggio e sicurezza 4 unità della Marina Militare a presidio di un’area di 80mila miglia marine quadrate a nord delle coste libiche. “Stiamo incidendo. Questo sistema sicuramente funziona, se poi la domanda è se sia o no la soluzione al problema, rispondo che il problema è estremamente complesso e necessita di più attori e Paesi. Perché l’Italia da sola non è in grado di far fronte ad un’ondata di queste proporzioni”. Il contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo, è a capo del dispositivo in mare dell’operazione ‘Mare sicuro’, e traccia questo primo bilancio in esclusiva per LaPresse dalla plancia del pattugliatore d’altura Cigala Fulgosi, che ha appena visitato mentre si trova in mare aperto a meno di 100 chilometri da Tripoli. E’ notta fonda, Ribuffo fissa negli occhi gli uomini dell’equipaggio dopo l’ennesima giornata a scrutare un orizzonte senza fine. “Lo Stato italiano è sempre all’altezza delle aspettative, e la nostra missione lo dimostra” aggiunge con orgoglio, “siamo grati all’Europa per la sua presenza, stanno contribuendo e lo faranno sempre di più in quest’attività” ma “quello che manca è una partecipazione europea convinta, che sta nascendo, e per la quale abbiamo forti speranze e di cui abbiamo estremo bisogno”.

Nata a fine inverno dopo che a febbraio alcuni trafficanti spararono contro le unità della Guardia Costiera per recuperare i loro barconi, ‘Mare sicuro’ si affianca all’operazione Triton dell’agenzia europea e Frontex. Secondo Ribuffo, ‘fondere’ tutto in un unico dispositivo sarebbe controproducente: “Il coordinamento oggi è già fluido e molto stretto, perché le Marine militari, sono abituate a lavorare insieme” ma “le finalità sono solo in parte sovrapponibili, perché ‘Mare sicuro’ è anche a tutela degli interessi esclusivamente nazionali, tra cui la protezione dei nostri pescherecci, dei nostri mercantili e delle piattaforme energetiche. Non vedo una sostituzione”. Ma al centro di tutto c’è l’emergenza migranti che una volta saliti sulle unità della Marina vanno direttamente nei porti indicati dal Viminale mentre allo stesso tempo si lavora con le prefetture, le procure, ma anche con molte organizzazioni non governative, come la Fondazione Rava a Save the Children. Ma è operativamente che ‘Mare sicuro’ può fare la differenza: “Siamo ininterrottamente in mare con 4 navi, ciascuna dotata di elicottero – spiega Ribuffo – unità che individuano i barconi, gli elicotteri se c’è qualcuno in mare possono lanciare delle zattere autogonfiabili, e soprattutto se c’è bisogno di cure urgenti, che non possono essere portate dal personale medico in mare, possiamo mandare i migranti immediatamente a terra, e solo noi possiamo farlo in questo momento”.

Questo flusso migratorio affonda le sue radici in cause che sono molto lontane e non sono circoscritte alla Libia” spiega Ribuffo circa lo scenario geopolitico del Paese nordafricano. “L’evoluzione è molto complessa, poiché l’Italia, l’Europa e chiunque voglia cimentarsi con questo problema, lo deve affrontare in modo omnicomprensivo” aggiunge Ribuffo. I numeri sono dalla parte di ‘Mare sicuro, secondo Ribuffo: “In mare stiamo incidendo, abbiamo già impedito il recupero del 94% dei barconi impiegati, ovvero 157 in totale. Sono quasi 350 i trafficanti di esseri umani che essendo stati presi sul barcone sono poi stati consegnati alle forze dell’ordine, senza possibilità di dileguarsi. Sono quasi 100mila i migranti che abbiamo salvato dall’inizio dell’operazione”. E l’elenco dei risultati non si ferma qui: “Abbiamo già abbordato 7 navi, tra cui una che abbiamo inseguito e raggiunto arrestando gli scafisti. Abbiamo liberato un peschereccio che era stato sequestrato dalla ‘sedicente’ guardia costiera libica in acque internazionali”. Fatti, che sono la somma di tante singole storie: “Si parla spesso di un flusso biblico, ma guardare negli occhi una persona che hai salvato, è un qualcosa che ti porti dentro tutta la vita” conclude Ribuffo, guardando il mare piatto di una notte di fine agosto, “magari fosse sempre così”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata