Dal nostro inviato Jan Pellissier a bordo del Cigala Fulgosi

Libia, 2 set. (LaPresse) – “Where are you from? How hold are you?”. Due semplici domande, che oggi sono state ripetute migliaia di volte al largo della Libia. Sul pattugliatore d’altura Cigala Fugosi della Marina che incrocia al largo della Libia, come sulle imbarcazioni della Capitaneria di porto, ma anche sulle tre navi della flotta di Medici senza frontiere e su quelle del piano ‘Triton’ dell’agenzia Frontex. A rispondere sono stati chiamati i circa 3000 migranti che sono stati raccolti nelle centinaia di miglia quadrate a nord del Paese africano. Un esodo che continua e che oggi ha subito un’ulteriore accelerazione perché nelle prossime 72 ore il meteo annuncia cattivo tempo, quindi le partenze che sono gestite dai trafficanti d’uomini ci si attende possano essere sospese finché il mare non tornerà piatto. Una pausa che permetterà a tutti i mezzi di portare nei vari porti italiani questa massa enorme di migranti, al termine di almeno 20 ore di navigazione, tanto ci vuole per raggiungere il nostro Paese. Stamattina in poche ore sono stati avvistati ben 5 barconi e un gommone, l’allerta era massima, dato che ieri si sono registrati 4 morti su un gommone, ma sono soprattutto i pescherecci ed i barconi in legno a mettere paura ai soccorritori. Nelle stive di questo tipo di barche quest’estate ci sono state tutte le principali tragedie, con decine di migranti morti per asfissia dovuta alle esalazioni dei motori o per il caldo. Per fortuna non si sono registrati nuovi decessi, anche per la celerità con cui il complesso delle imbarcazioni ha potuto operare grazie alle buone condizioni meteo.

Sul Cigala Fugosi sono saliti 384 migranti, 90 recuperati da un gommone che stava imbarcando acqua dopo che la camera d’aria a prora si era sgonfiata. Altri 294 erano invece stipati su un barcone in tutto simile a quello su cui il 15 agosto morirono 49 persone e che proprio questo pattugliatore d’altura recuperò uno ad uno in un groviglio dantesco. Oggi invece i migranti sono arrivati a bordo del Cigala quasi tutti in buone condizioni, visto che avevano ricevuto acqua e frutta, ed erano in numero molto inferiore. Mentre il primo gruppo proveniva tutto dai Paesi subsahariani, dal barcone sono scesi solo eritrei: 292 su 294. “Eritrea”, hanno infatti risposto tutti ai soccorritori sul ponte di volo del Cigala. Queste domande sono una prassi per una sommaria identificazione, in cui i migranti vengono anche fotografati. Molti sono i minori, ma molti di più sono coloro che nemmeno comprendono le domande che gli vengono poste. Tutti invece capiscono che sono salvi, che possono sperare. Maglie di calcio delle squadre di mezza Europa, un signore sui 60 anni che si è presentato indossando un vestito scuro, donne in abiti di seta, la maggioranza dei sudanesi che invece sbarca con dei cappotti o indumenti di lana che solo a vederli si suda ancora di più. Un’umanità varia, che parte dagli occhi di bambini e bambine che o dormono o sorridono a tutti e arriva a centinaia di ragazzi sotto i trent’anni che sorridono e appena hanno una mano sulla spalla come segno di amicizia sentono la libertà avvicinarsi.

Ora li attende un viaggio lungo un giorno verso l’Italia, dopo un primo pasto nel tardo pomeriggio riceveranno anche una cena più abbondante e le termocoperte per proteggersi stanotte. Le donne sono invece al sicuro e maggiormente riparate dalla brezza della navigazione dentro l’hangar retrattile del Cigala, nato per ospitare un elicottero e trasformatosi in piccolo centro d’accoglienza. Proprio l’elicottero di cui è munito il Cigala è stato decisivo, insieme a quanto fatto da medici e personale medico presente a bordo, per salvare un ragazzo che aveva una grave crisi cardiaca e respiratoria. Viste le condizioni si è deciso di elitrasportarlo fino a Lampedusa perché a bordo rischiava troppo. Facendo scendere nella poppetta i migranti già a bordo dopo il primo recupero della mattinata, l’elicottero si è levato in volo diretto a nord. La stessa direzione che segue ora il Cigala, che arriverà ad Augusta domani pomeriggio. Lì saranno prelevati i migranti e indirizzati verso i centri di accoglienza e tutte le strutture più adatte. Poi il Cigala ripartirà verso le coste libiche, l’emergenza non finisce mai. “In Italia pochi sanno quello che facciamo, pensano che sprechiamo i loro soldi”, si sfoga uno degli uomini dell’equipaggio. Sicuramente i migranti non la pensano così, tanto che la risposta più frequente alle domande “How hold are you? Where are you from?” è solo “Thank you, Thank you”.

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