dal nostro inviato Fabio De Ponte
New York (New York, Usa), 1 ott. (LaPresse) – La mancanza di solidarietà tra gli Stati di fronte a un vasto fenomeno migratorio, arrivato in concomitanza con altre crisi destabilizzanti, ha già provocato il collasso di un mondo globalizzato. E’ successo oltre tremila anni fa, nel Mediterraneo. A raccontarlo, in un libro intitolato ‘1177 a. C. Il collasso della civiltà’, è Eric H. Cline, professore della George Washington University. Il volume tratteggia un mondo caratterizzato da un mercato libero, fatto di beni di consumo e materie prime; da relazioni diplomatiche multilaterali frequenti e articolate; da un mercato del lavoro dinamico e competitivo, fatto di professionisti pronti a spostarsi da una capitale all’altra. Siamo intorno al 1.200 a.C., nella tarda età del bronzo. Minoici, micenei, assiri, ittiti, egizi erano i padroni di Grecia, Turchia, Medioriente. Burocrazie, organizzazione, controllo del territorio. Un mondo collassato nel giro di poche decine di anni, in concomitanza con una grande migrazione dall’Europa verso il Medioriente attraverso il Sud Italia. Una migrazione i cui contorni sono tuttora poco chiari, ai protagonisti a cui gli archeologi hanno attaccato la generica etichetta di ‘popoli del mare’. Che potrebbero coincidere – secondo alcuni studi – con i filistei citati nell’Antico testamento.
TRE VOLTE IL PREMIO PER LA DIVULGAZIONE. All’attivo oltre 30 campagne di scavi archeologici, Cline ha vinto per tre volte il premio ‘Best Popular Book on Archaeology’ della Biblical Archaeological Society ed è un prolifico autore di articoli scientifici e di libri divulgativi.
Lo abbiamo raggiunto per capire se si può apprendere qualche lezione dal passato e individuare indicazioni utili per affrontare la situazione di oggi.
OGGI COME TREMILA ANNI FA LE MIGRAZIONI DI MASSA. L’Europa, dice George Soros, sta affrontando cinque crisi contemporaneamente: l’euro, la Grecia, l’immigrazione, il referendum britannico sulla permanenza nell’Ue e l’aggressione russa all’Ucraina. E’ in corso, secondo lui, un ‘processo di disintegrazione’ dell’Europa. Nel libro invece si parla di siccità, terremoti, crisi migratoria e cambiamento climatico. Possibile davvero tracciare un parallelo? ‘Ho parlato proprio di questo recentemente in un incontro pubblico – racconta Cline -. Naturalmente è pericoloso confrontare una situazione di tremila anni fa con oggi, perché ci sono molte differenze’, ma ‘quello che mi ha colpito nelle ultime settimane è stata la migrazione di massa. Negli ultimi mesi ha raggiunto i livelli di una crisi umanitaria di enormi proporzioni. E questo mi sembra molto simile a quello che avvenne tremila anni fa’.
CHI SONO I POPOLI DEL MARE OGGI. Allora, continua il professore, ‘arrivarono in massa i popoli del mare. La domanda è cosa li mosse.
Forse la siccità. Oggi in Siria, invece, a muovere le persone sono guerra e agitazioni. In effetti queste cose ci furono anche nell’antichità, ma non è chiaro cosa avvenne prima: se la siccità o le sommosse. Oggi siamo molto più consapevoli di quello che succede, mentre all’epoca non c’erano Internet o le televisioni. Quando guardo a quello che successe allora mi chiedo: è possibile che possa succedere a noi oggi? E cosa possiamo fare per evitarlo?’.
IL COLLASSO IMPROVVISO. Tremila anni fa, il mondo, così come era conosciuto, ‘praticamente arrivò alla fine. Le fiorente civilizzazione del tempo andava dall’Italia a ovest all’Iraq e anche oltre a est, e dalla Turchia a Nord all’Egitto a sud. Tutte quelle società che erano fiorite per secoli collassarono. Era un mondo molto cosmopolita e globalizzato’. Comparabile all’Ue? Cline ci pensa su un secondo. ‘E’ una buona domanda – risponde -. In genere io faccio il confronto tra il Mediterraneo di oggi e quello di allora. Il confronto con l’Ue va un po’ oltre. Ma penso che alcune cose lo autorizzino, come la dipendenza reciproca’.
UN MONDO INTERDIPENDENTE. Quelle del Mediterraneo della tarda età del bronzo ‘non erano civiltà che si reggevano da sole. Avevano bisogno di commercio per il rame e per l’oro, di scambiarsi le materie prime.
All’improvviso il commercio si interruppe, le persone non potevano più avere il necessario’. I carichi di olii, vasellame, spezie, che rifornivano i mercati si fermarono. I prezzi di rame e stagno, alla base di tutti i mezzi di produzione di quella economia, improvvisamente schizzarono alle stelle. Gli armatori andarono in fallimento. I commercianti subirono pesanti perdite.
LE COSE PRECIPITARONO. ‘Le cose – spiega l’archeologo – precipitarono piuttosto velocemente. E’ possibile comparare quelle materie al petrolio. Se l’accesso a queste materie prime fosse tagliato, dalla Russia o dall’Ucraina, per esempio, allora forse si potrebbe scatenare lo stesso tipo di collasso: l’economia centralizzata potrebbe saltare’.
MIGRANTI DAL’EUROPA AL MEDITERRANEO. La cosa curiosa è che tremila anni fa i migranti si muovevano in senso opposto a oggi, dall’Europa verso il Mediterraneo. L’Europa era il luogo povero, il Mediterraneo quello ricco. ‘E’ esattamente lo stesso fenomeno ma in direzione opposta – spiega il professore -. Le persone vanno verso le aree dell’abbondanza, o quelle che pensano lo possano essere. Abbiamo praticamente la stessa esatta situazione. Perciò adesso aspettiamo di vedere se evolverà nello stesso modo’.
IL RISCHIO DELLA DERIVA VIOLENTA. La variabile, quando si parla di grandi flussi, è quella della pressione. Oltre un certo livello i gruppi di persone non si possono comprimere. Se si chiude una via, cercano sempre un nuovo varco di uscita. Perciò una eccessiva pressione, nei flussi umani, scatena violenza. ‘Penso che possa andare tutto bene – dice Cline – a meno che i migranti non diventino violenti. Finora è stato tutto relativamente pacifico. Ma immaginiamo che le persone migranti arrivino armate. Ora mi domando se Daesh, piuttosto che i migranti, non sia il nostro equivalente dei popoli del mare’. Come fare in modo che non lo sia? ‘Un modo per evitare quello che avvenne allora potrebbe essere permettere ai migranti di entrare e di assimilarsi, prevenendo così derive violente’.
EFFETTO A CATENA. Diversamente il rischio, sottolinea, è di innescare una spirale, creare un effetto moltiplicatore tra la crisi dei rifugiati e quella ucraina, o quella dell’euro o della Grecia. Insomma, Soros ha ragione. ‘La questione – spiega il professore – è questa. Quando c’è un terremoto qualcuno sopravvive. Quando c’è la siccità qualcuno sopravvive. Quando c’è un’inondazione qualcuno sopravvive. Ma cosa succede quando abbiamo tutti questi fenomeni contemporaneamente? I problemi subiscono una accelerazione, si alimentano a vicenda con un effetto a catena’. Nel caso della tarda età del bronzo la siccità, le migrazioni e i terremoti arrivarono insieme.
SOLIDARIETA’ MA NON ABBASTANZA. Scattò un fenomeno di solidarietà, ma non abbastanza. Il volume di Cline cita le lettere inviate da alcuni Paesi ad altri, nelle quali si chiedevano aiuti alimentari, in particolare una che riporta la richiesta ittita agli egizi di inviare grano. ‘I due popoli – spiega ancora Cline – erano stati in precedenza nemici. Di fronte alla crisi si aiutarono, ma gli aiuti non arrivarono a sufficienza. D’altra parte gli egizi non avevano idea di quanto mandare. Se avessero mandato abbastanza, forse le cose – dice il professore – sarebbero andate diversamente’. Il parallelo con le quote dei migranti è evidente. ‘Quello di cui avremmo bisogno – sottolinea Cline – è fissare delle soglie minime. In modo che i Paesi possano fare di più se vogliono, ma non scendere sotto una certa soglia. Il problema è che è difficile garantire una cosa del genere’.
FEDERAZIONE. Insomma serve una autorità superiore, l’Europa forse dovrebbe federarsi come gli Stati Uniti? E’ questo ciò che è mancato allora? Una federazione in grado di rendere obbligatoria la solidarietà tra i Paesi? ‘Sì. I Paesi della tarda età del bronzo non lavoravano di concerto, insieme. Probabilmente non realizzarono cosa stava succedendo e non si resero conto che avrebbero dovuto unirsi’.
Ma se lo avessero fatto, forse le cose sarebbero andate diversamente? ‘Questa è una domanda interessante. Ogni civiltà nella storia del mondo alla fine è terminata. E non vedo perché noi dovremmo essere diversi. Perciò se vediamo degli elementi analoghi a quelli, dovremmo ragionare su come risolverli. Forse oggi potremmo essere in grado di fare di più rispetto ad allora’.
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