Torino, 4 nov. (LaPresse) – E’ stato condannato a 30 anni di reclusione Michele Buoninconti, accusato di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere della moglie Elena Ceste trovata senza vita nel rio Mersa, a Isola d’Asti, nell’ottobre 2014.
PARTE CIVILE SODDISFATTA. “E’ una sentenza giusta perché ha valutato correttamente quanto confermato dal castello accusatorio costruito in modo corretto. I genitori di Elena si sono resi conto che Michele Buoninconti è colpevole della morte della loro figlia. Ora i genitori di Elena dovranno dire la verità sul loro padre”. Lo affermano gli avvocati della famiglia di Elena Ceste, Deborah Abbate Zaro e Carlo Tabbia durante la puntata odierna di ‘Pomeriggio 5’ dopo la condanna a trent’anni per Michele Buoninconti. “Il giudice ha già liquidato il danno a favore della famiglia con 300mila euro per ogni figlio. I ragazzi rimarranno affidati ai nonni”.
DIFESA: ASPETTAVAMO ASSOLUZIONE. “Riteniamo che il reato non ci sia stato per cui ci aspettavamo l’assoluzione. Aspetteremo i 30 giorni per leggere le motivazioni”. Così il legale di Michele Buoninconti, Enrico Scolari, in collegamento dal tribunale di Asti con ‘La vita in diretta’ in onda su Rai1. “Buoniconti sperava che venisse riconosciuta la sua innocenza, lo avevamo avvisato” di non essere ottimista perché “è un processo complicato”. Il suo assistito, ha aggiunto l’avvocato, ha “la lucida convinzione che quel delitto non lo ha commesso e che combatterà per l’assoluzione”.
IL GIORNO DELLA SENTENZA. In aula ad Asti questa mattina era presente sia il vigile del fuoco che i genitori della moglie. Per Buoninconti il pm Laura Deodato, aveva chiesto l’ergastolo, scontato a 30 anni per il rito abbreviato. Gli avvocati di parte civile Deborah Abbate Zaro e Carlo Tabbia avevano chiesto di acquisire agli atti del processo Ceste l’intervista rilasciata da Michele Buoninconti a ‘Mattino5’ di alcuni giorni fa. Secondo i legali conterrebbe una contraddizione che potrebbe “provare” la colpevolezza del marito di Elena, accusato di aver ucciso e nascosto il corpo della moglie. Alla domanda se l’uomo avesse mai tradito Elena quando era in vita, lui aveva risposto: “Mai. L’uomo non separi ciò che Dio ha unito”. Secondo gli avvocati questo avrebbe potuto indicare che l’imputato già sapesse a settembre, epoca della sua frequentazione con un’altra donna, che la moglie fosse morta. La sentenza potrebbe arrivare nel tardo pomeriggio.
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