Roma, 5 nov. (LaPresse) – C’è anche Vittorio Di Gangi tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione della Squadra mobile di Roma, che ha portato in carcere sei persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, in particolare, rapine aggravate ai danni di istituti di credito e uffici postali, ricettazione di motoveicoli rubati atti allo scopo e incendio. Gli agenti della sezione reati contro il patrimonio e la pa della Squadra Mobile hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e una ai domiciliari, emesse dal gip su richiesta della Procura della Repubblica di Roma. In manette sono finiti Giulio Tombini, Antonio Bendiato, Luigi Orofino, Massimo Da Rold, Marco Mannozzi. Vittorio Di Gangi è stato sottoposto agli arresti domiciliari.(Segue).

L’attività d’indagine, avviata nel dicembre del 2014 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, compendia gli esiti di una capillare attività di intercettazione telefonica e ambientale nei confronti di alcuni pluripregiudicati per rapina, tra cui Giulio Tombini, alias ‘Er Lupo’ pluripregiudicato per rapina e ritenuto, spiega la polizia, “nell’ambiente della malavita romana uno degli specialisti negli attacchi a uffici postali, istituti di credito e furgoni portavalori sottoposto, all’epoca dei fatti, agli arresti domiciliari presso la sua abitazione con permesso di allontanamento per prestare attività lavorativa presso la Cooperativa Edera srl”.

L’ascolto delle conversazioni registrate sulle utenze di Tombini e dei suoi associati, i continui servizi di osservazione, durati ininterrottamente per circa otto mesi, oltre all’installazione di sistemi di videoripresa hanno consentito progressivamente di confermare l’esistenza di una vera e propria batteria criminale dedita al compimento di delitti predatori, anche fuori dalla capitale, e delineare l’organigramma dell’associazione, i ruoli di ciascuno, il modus operandi, il progetto delittuoso e i cosiddetti reati satellite, funzionali alla sua conservazione. Il gruppo criminale, spiega la polizia, “cresciuto nel quartiere romano dell’Alberone dipendeva, in tutto e per tutto, da Tombini che, forte del suo riconosciuto carisma criminale, ha indotto gli altri associati per delinquere a sottostare pedissequamente alle sue direttive, durante la sua detenzione e anche una volta tornato in libertà”.

Già durante gli arresti domiciliari, Tombini riceveva quotidianamente presso la Cooperativa Edera nel quartiere Mostacciano di Roma Mannozzi, Bendiato, Orofino, Da Rold e altri pregiudicati per rapina imponendo ai propri sodali, dopo ogni sopralluogo in banca o in ufficio postale, di essere informato sugli esiti delle attività di preparazione alle azioni predatorie ricevendo sempre il puntuale resoconto di quanto accertato. Informazioni che venivano ratificate o integrate con nuove istruzioni dal ‘Lupo’ il quale, nelle fasi finali, ha partecipato in prima persona ai sopralluoghi e alle attività di selezione degli obiettivi, previa verifica diretta di tutte le loro caratteristiche.

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