Roma, 13 nov. (LaPresse) – Azione dimostrativa della Coldiretti, questa mattina, davanti alla sede dell’Antitrust a Roma. I coltivatori hanno gettato due grandi sacchi di latte in polvere per terra per portare avanti quella che definiscono “una battaglia di civiltà”. “Che se li mangino loro gli yogurt con questa roba – hanno gridato, riferendosi al latte in polvere – che costa molto meno, ma per i cittadini il prezzo non cambia. E’ fastidioso solo l’odore, pensate mangiarlo”.
Coldiretti chiede all’Antitrust di intervenire “per ristabilire l’equilibrio contrattuale di fronte allo strapotere della multinazionale francese Lactalis, che dopo aver comprato i marchi nazionali Parmalat, Invernizzi, Galbani, Locatelli e Cademartori è diventata di gran lunga il primo gruppo sul mercato italiano e mondiale nei prodotti lattiero caseari”. Per Coldiretti l’offerta di un centesimo in più per litro di latte – emersa al tavolo con Assolatte al ministero delle Politiche agricole – “umilia il lavoro quotidiano degli allevatori italiani”. Attualmente, il prezzo oscilla tra i 33 e i 34 centesimi d’euro al litro.
“La guerra del latte continua – spiega il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – chiediamo un pronunciamento rapido dell’Antitrust, come è già accaduto in Francia e Spagna, perché questo è davvero un abuso di posizione dominante da parte della multinazionale che si sta muovendo insieme a un pezzo dell’industria italiana e dei grandi traders del latte per affossare la produzione italiana”.
Una delegazione dell’associazione è stata poi accolta dai vertici dell’Antitrust. Su quanto sta accadendo è intervenuto pure il ministro per le politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, in rappresentanza del Governo. “Abbiamo trasmesso in queste ore all’Antitrust, per le sue valutazioni di competenza, le numerose segnalazioni ricevute in merito al rispetto delle norme sui contratti di vendita del latte e sull’applicazione dell’art. 62 che abbiamo rafforzato con la nostra legge 91 di luglio – le sue parole -. Abbiamo anche trasmesso i risultati delle valutazioni dei costi medi di produzione elaborati da Ismea ai sensi sempre della legge 91 nella quale abbiamo previsto anche che i contratti debbano essere scritti e avere la durata minima di un anno, oltre a contenere l’indicazione espressa del prezzo”.
Martina assicura che: “l’Ispettorato repressione frodi del Ministero è già operativo per le verifiche di propria competenza che ora potranno riguardare anche il raffronto tra prezzi di contratto e costi medi di produzione”.
I produttori, nel frattempo, non hanno intenzione di interrompere la loro protesta. Noi dobbiamo riuscire a tenere le stalle aperte – racconta un giovane allevatore interpretando il pensiero di tutti -, dobbiamo fare in modo che il latte ci venga pagato. Dall’inizio del 2015 sono state chiuse già molte stalle e non vorremmo che questo continuasse in futuro altrimenti saremmo costretti non solo a manifestazioni come questa, ma alla piazza”.
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