Milano, 27 nov. (LaPresse) – Sulla vicenda del giallo di Brescia, più passano i giorni, più il mistero di infittisce: sono stati trovati tre frammenti di una seconda fiala vicino al corpo di Giuseppe Ghirardini. La prima capsula, quella trovata nello stomaco dell’uomo, risulta integra: gli inquirenti sono quindi portati a pensare che sia stata questa seconda fiala di cianuro a dare la morte all’operaio, morto avvelenato.

“Siamo sempre più convinti che non sia stato un suicidio – ha detto Roberto, un amico dell’operaio – non solo noi, ma tutta la val Trompia lo crede. Ipotizziamo che qualcuno l’abbia costretto, magari con un fucile o una pistola”. “Sono molto addolorata perché Giuseppe è morto senza salutare Lorenzo – aveva dichiarato l’ex moglie di Ghirardini, che vive in Brasile e ha un figlio con l’operaio, ricostruendo gli ultimi contatti con l’ex coniuge – lunedì 12 ottobre, nel cuore della notte in Italia, mi ha chiamata, ma non ho risposto perché ero uscita senza cellulare. Il giorno dopo mi ha richiamato per parlare con nostro figlio, che però non era a casa”.

L’attenzione si sposta poi sulle macchine che si aggiravano intorno alle fonderie Bozzoli dove, ricordiamo, è scomparso l’imprenditore Mario Bozzoli: i filmati delle telecamere di sorveglianza delle fabbriche e delle ditte limitrofe sono già stati acquisiti dai Carabinieri, che li stanno analizzando. Si parla insistentemente anche dell’anomala fumata bianca uscita dall’altoforno: il corpo umano, composto dal 90% di acqua – come spiega un esperto intervistato dall’inviata di Pomeriggio Cinque – facendo evaporare tutta la sua acqua insieme a causa delle altissime temperature potrebbe aver provocato la fumata bianca”.

Se così fosse, tra le scorie del forno dovrebbero trovarsi resti di zirconio, un materiale contenuto in una protesi dentale di Mario Bozzoli.

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