Di Fabio De Ponte

Città del Vaticano, 13 dic. (LaPresse) – “Oggi ci vuole coraggio a parlare di gioia, ci vuole soprattutto fede. Il mondo è assillato da tanti problemi, il futuro gravato da incognite e timori”. Non nasconde le difficoltà Papa Francesco, aprendo oggi la Porta Stanta a San Giovanni in Laterano. Anzi, è proprio per questo, è il suo messaggio, che serve un Giubileo: “Il cristiano – dice – è una persona gioiosa, e la sua gioia non è qualcosa di superficiale ed effimero, ma di profondo e stabile, perché è un dono del Signore che riempie la vita. La nostra gioia deriva dalla certezza che il Signore è vicino”. Ma oggi a Roma non si è aperta solo la porta di San Giovanni in Laterano: il cardinale statunitense James Michael Harvey, infatti, ha aperto la Porta Santa della basilica di San Paolo Fuori le Mura.

Il pontefice, come sempre, non rinuncia ai richiami all’attualità e, commentando la lettura, spiega che Giovanni Battasta “agli esattori delle tasse dice di non esigere nulla di più della somma dovuta; ai soldati domanda di non estorcere niente a nessuno ma di accontentarsi delle loro paghe. Che cosa vuol dire questo? Non prendere tangenti“.

Ma la soluzione ai mali del mondo non è solo quella di non comportarsi male. Occorre proprio rimboccarsi le maniche: “In un contesto storico di grandi soprusi e violenze, ad opera soprattutto di uomini di potere – dice commentando ancora la lettura, ma il riferimento sembra tutto rivolto al mondo di oggi – Dio fa sapere che Lui stesso regnerà sul suo popolo, che non lo lascerà più in balìa dell’arroganza dei suoi governanti, e che lo libererà da ogni angoscia. Oggi ci viene chiesto che ‘non ci lasciamo cadere le braccia’ a causa del dubbio, dell’impazienza o della sofferenza”.

Così il Papa loda gli sforzi per salvare il pianeta compiuti dalla Cop21: ma ora occorre, spiega, “un corale impegno e una generosa dedizione da parte di ciascuno” per proseguire “il cammino intrapreso” con “la conferenza sul clima si è appena conclusa a Parigi con un accordo che molti definiscono un accordo storico”.

E lancia un appello: “Martedì prossimo 15 dicembre – dice – a Nairobi, che ho da poco visitato, inizierà la conferenza ministeriale dell’Organizzazione internazionale del commercio. Mi rivolgo ai Paesi che vi parteciperanno, affinché le decisioni che saranno prese tengano conto dei bisogni dei poveri e delle persone più vulnerabili, come anche delle legittime aspirazioni dei Paesi meno sviluppati e del bene comune dell’intera famiglia umana”.

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