Roma, 23 dic. (LaPresse) – “E’ preoccupante che la donna fermata abbia contatti, con i cosiddetti foreign fighters dell’organizzazione Ansar Al Sharia Lubia, colpevole di attentati messi a segno in Libia”. Così in una nota il dirigente del sindacato di polizia Consap Igor Gelarda in merito alla ricercatrice libica indagata a Palermo per presunti contatti con il terrorismo islamico.

“C’è bisogno della massima allerta da parte delle autorità – si legge nel comunicato – perché il pericolo è che la Sicilia, ma l’Italia in genere possano diventare dei vivai di reclutamento, se già non lo sono”.

“Sul fatto che il giudice per le indagini preliminari non abbia convalidato il fermo, rigettando la richiesta di custodia cautelare in carcere – scrive Gelarda – spero sia fatta immediata chiarezza e vengano presi immediatamente provvedimenti, come ha dichiarato anche il procuratore Capo di Palermo Lo Voi. Infatti è incredibile e pericolosissimo al contempo che una donna indiziata di terrorismo abbia solo l’obbligo di dimora in città, e il divieto di uscire la notte, così da casa potrebbe continuare ancora meglio a gestire le sue reti!”

“Un nipote della donna fermata – ricorda Gelarda – appartenente a questo gruppo, e ricercato dal governo del paese africano, è stato ucciso nel corso di un bombardamento su Bengasi. Costui era in procinto di mettersi in viaggio verso l’Italia, non sappiamo se per operare qui o per passare altrove”. “Quello che colpisce è che si tratti di una persona di una certa cultura – aggiunge – una ricercatrice universitaria, apparentemente insospettabile.

“L’invito è dunque quello di non farsi prendere dalla psicosi dell’untore – conclude – ma di tenere un livello di guardia altissimo, da parte di tutti, anche dei cittadini, che devono essere pronti e vigili a segnalare alle forze dell’ordine tutto ciò che di anomalo possono notare”.

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