Grande attesa per la celebrazione del Pontefice lungo il muro anti-immigrati
Per la messa che Papa Francesco celebrerà alle 16 (mezzanotte in Italia) al confine tra Messico e Stati Uniti si attende un fiume di gente. L'area fieristica di Ciudad Juàrez può accogliere circa 200mila persone nel piazzale e altre 30mila nello stadio Benito Juàrez.
Ciudad Juàrez, che Bergoglio ha scelto come ultima tappa del suo dodicesimo viaggio pastorale, si trova nello Stato settentrionale di Chihuahua, di fronte alla città texana di El Paso. Le due città sono divise dal fiume Rio Grande e formano un'area metropolitana trans-nazionale, chiamata anche El Paso-Juarez Borderplex che conta oltre 3milioni di abitanti. Per questo, qui i flussi migratori dal Messico verso gli Stati Uniti sono intensissimi: la popolazione messicana negli Usa supera i 30milioni.
La messa del Papa potrà essere vista da entrambi i lati della frontiera: l'altare è stato posizionato a soli 80 metri dalla linea di confine.
La barriera di separazione ha nomi diversi a seconda che la si guardi dagli Stati Uniti o dal Messico: è detta 'Muro di Tijuana' negli Usa, ma i messicani la chiamano 'Muro della vergogna'. E' stata costruita a partire dal 1994 con l'obiettivo di impedire agli immigranti illegali, in particolar modo messicani e centroamericani, cioè guatemaltechi, honduregni e salvadoregni di oltrepassare il confine statunitense. Nel tentativo di oltrepassare il confine, ogni anno centinaia di migranti perdono la vita.
"Con questa questa messa alla frontiera il Santo Padre vuole invitarci a non costruire muri di indifferenza – ha detto in un'intervista a Radio Vaticana il vicario episcopale della diocesi, monsignor José René Blanco -: proprio lì di fronte al luogo della Messa, c'è il muro che è stato costruito tra il Messico e gli Stati Uniti, come segno di rifiuto dei migranti. Il Papa ci esorta ad abbattere questi muri di indifferenza, di rifiuto, di odio, per costruire, collaborando con Dio e con lo Spirito Santo, ponti di comunione, di fraternità, di solidarietà, di amore. In questo luogo si costruirà una chiesa molto grande, molto bella e un centro pastorale al servizio dei migranti, dell'educazione dei bambini e dei giovani, un centro anche in difesa delle donne. Sarà un grande centro che si chiamerà 'Il Punto' e sarà costruito grazie all'aiuto di molti imprenditori e persone di buona volontà di tutto il Messico, che hanno collaborato a questo progetto".
Trent'anni fa, ha raccontato monsignor René Blanco, è la diocesi di Ciudad Juàrez ha costruito la 'Casa del Migrante', che accoglie migliaia e migliaia di famiglie migranti, ai quali si offre un tetto, cibo, accompagnamento e assistenza nella difesa dei loro diritti. "In comunione con la diocesi di El Paso e Las Cruces – ha spiegato -, abbiamo lavorato per formare quello che si chiama l'Istituto 'Speranza della frontiera': è una iniziativa delle tre diocesi per lavorare per la giustizia e per la pace, lavorando ed impegnandoci soprattutto nella formazione dei fedeli laici, dei sacerdoti, delle religiose e dei religiosi al servizio dei più poveri, per la difesa dei loro diritti, vivendo nella solidarietà".
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