Sanità, 25 anni di scandali da Poggiolini al caso Rizzi

Tangenti, salute, potere, profitti sono le parole chiave di un sistema malavitoso che ha dominato il Paese negli ultimi anni

Mentre in Lombardia la pm di Monza, Manuela Massenz, indaga sull'ennesimo scandalo della sanità regionale – che ha portato a una raffica di arresti, tra cui quello del consigliere leghista Fabio Rizzi, presidente della commissione sanità – il panorama che ci lasciamo alle spalle, guardando indietro di 20-25 anni, è desolante. Tangenti, salute, potere, profitti sono le parole chiave di un sistema malavitoso che ha dominato e domina ancora le prime pagine dei quotidiani e intasa le procure da nord a sud. Del resto la prevenzione e la tutela della salute è la prima voce di spesa delle Regioni, pesando anche il 60-70% dei bilanci: un boccone ghiotto in un piatto sempre pieno. Dagli anni di Tangentopoli ad oggi sono stati decine i casi di corruzione e di conseguenti inchieste legate alla sanità pubblica e al suo rapporto con il mondo politico.

IL CASO FRANCESCO DE LORENZO. Nel 1994 l'ex ministro della Sanità, il liberale Francesco De Lorenzo, viene arrestato in relazione a tangenti per circa nove miliardi di lire ottenute da industriali farmaceutici dal 1989 al 1992, durante il suo ministero. Per questo Verrà poi condannato in via definitiva a 5 anni e 4 mesi di reclusione. Nel 1991, insieme a Duilio Poggiolini, direttore generale del servizio farmaceutico nazionale, decise l'obbligatorietà del vaccino contro l'epatite B. A convincerlo è anche una tangente da 600 milioni di lire pagata dalla Glaxo SmithKline, unica azienda produttrice del vaccino.

POGGIOLINI IL 'RE MIDA DELLA SANITA'. E' il 1993, è passato un anno dall'arresto di Mario Chiesa e dalla scoperta di Tangentopoli. Duilio Poggiolini, ex direttore generale del servizio farmaceutico nazionale, membro della P2, viene accusato di prendere tangenti dalla case farmaceutiche per inserire i loro prodotti nei prontuari. Vengono sequestrati conti correnti, beni, denaro contante per miliardi di vecchie lire. Nella sua casa romana vengono trovati lingotti d'oro e gioielli persino nascosti nei divani e nei materassi. Da lì il soprannome di 'Re Mida della sanità'. Coinvolta anche la moglie, Pierr Di Maria, morta nel 2007.

Poggiolini, oggi 87enne, viene coinvolto in un altro grande scandalo, quello degli emoderivati infetti, per cui attualmente è ancora sotto processo. Tra il 1985 e il 2008 tra le 5000-6000 persone avrebbero ricevuto plasma infetto con le trasfusioni. Almeno 2600 le vittime.

INCHIESTA 'LASTRE PULITE'. Nel 1997 a Milano si apre l'inchiesta soprannominata 'Lastre pulite', che fa emergere un grande caso di corruzione ai danni delle Asl. Protagonista della vicenda Giuseppe Poggi Longostrevi, titolare di un Centro di medicina nucleare, il quale – secondo l'accusa – aveva corrotto centinaia di medici di famiglia affinché inviassero i propri pazienti nel suo centro, in cambio di tangenti.

TANGENTI IN PIEMONTE. Una tangente da 15 milioni versata da un'imprenditrice cuneese nelle mani di Luigi Odasso, direttore generale dell'ospedale Molinette di Torino, viene immortalata dalle telecamere nascoste dalla guardia di finanza del capoluogo piemontese nell'ufficio del numero uno nosocomio. E' il 2001 e si apre un nuovo scandalo per la sanità piemontese. Oltre a Odasso ci sono una decina di altri indagati per un giro di tangenti pagate per favorire appalti di varia natura, sia edile sia di fornitura di materiale sanitario. Nel 2003, ancora in Piemonte, l'allora direttore generale dell'assessorato alla sanità, Ciriaco Ferro, finisce nell'occhio del ciclone per un giro di mazzette legate all'accreditamento di alcune cliniche private.

VALVOLE KILLER. 2002, Torino. Nell'autunno del 2002 alle Molinette di Torino scoppia il cosiddetto scandalo delle 'valvole killer'. Dopo la confessione di un imprenditore, le indagini rivelano che negli anni precedenti erano state impiantate in 134 pazienti valvole cardiache difettose. Sette i morti. Indagati i due cardiochirurghi che dirigono il reparto, il direttore Michele Di Summa e il suo vice Giuseppe Poletti: l'ipotesi è che abbiano intascato tangenti per assegnare l'appalto per la fornitura di valvole e ossigenatori a due aziende, For.Med di Padova (che le importava dal Brasile) e Ingegneria Biomedica che, invece, forniva valvole della Sorin di Saluggia (Torino) e ossigenatori. Nel 2007 Di Summa viene assolto dall'accusa di omicidio colposo e lesioni, ma condannato a due anni, 10 mesi e 20 giorni per le tangenti. Anche Poletti viene assolto dall'accusa di omicidio e lesioni.

Nel 2003 l'inchiesta di Torino si allarga a Padova, dove viene indagato l'ex primario di cardiochirurgia dell'ospedale Gallucci, Dino Casarotto, per corruzione, omicidio colposo e lesioni. Anche lui avrebbe impiantato le valvole cardiache provenienti dal Brasile e risultate poi difettose in 34 pazienti. Nel 2008 viene condannato a sette anni e 8 mesi e nel 2011 viene definitivamente assolto dalla Cassazione.

LA CLINICA SANTA RITA. La vicenda della clinica Santa Rita di Milano va oltre la corruzione e la frode. Nel 2007 la guardia di finanza porta alla luce quanto accadeva all'interno della struttura: decine gli interventi chirurgici effettuati senza necessità, ma con il solo scopo di ottenere i rimborsi dalla Regione. Quarantacinque i casi di lesioni accertate, quattro i morti. Il primario di chirurgia toracica, Pier Paolo Brega Massone è stato condannato all'ergastolo anche in appello.

IL CASO DACCO'. Nel 2011 in Lombardia scoppia il caso legato a Pierangelo Daccò, coinvolto nella vicenda della bancarotta della Fondazione San Raffaele. L'ipotesi è che abbia sottratto milioni di euro all'ospedale attraverso fatture gonfiate e che li abbia ricevuti da Mario Cal, braccio destro di Don Verzé, morto suicida il 18 luglio dello stesso anno. Per questa vicenda non ha ancora ricevuto un verdetto definitivo dalla Cassazione. Nel 2012 il nome di Daccò finisce anche nel caso Maugeri, che coinvolge – tra gli altri – pure l'ex governatore lombardo Roberto Formigoni, l'ex assessore alla Sanità della Lombardia, Antonio Simone e il presidente della Fondazione, Umberto Maugeri. Numerose le accuse: a vario titolo si va dal riciclaggio di denaro all'appropriazione indebita, dall'associazione per delinquere alla frode fiscale.

LADY ASL. E' il 2006 quando si apre a Roma il caso che verrà ricordato per la figura di 'Lady Asl', Anna Giuseppina Iannuzzi, imprenditrice del settore sanitario convenzionato. E' lei a confessare di aver pagato tangenti a politici, funzionari e dirigenti regionali affinché gli istituti fisioterapici a lei riconducibili ricevessero rimborsi indebitamente.

IL CASO MANTOVANI. Nell'ottobre del 2015 Mario Mantovani, ex assessore alla Sanità della giunta di Roberto Maroni, viene arrestato con l'accusa di corruzione e corruzione per appalti nel settore sanitario. A fine gennaio 2106 il pm di Milano Giovanni Polizzi chiede il rinvio a giudizio per lo stesso Mantovani e per altre 14 persone, tra cui l'assessore regionale all'Economia Massimo Garavaglia.

NEI GUAI OTTAVIANO DEL TURCO. Nel 2008 viene arrestato Ottaviano Del Turco, governatore dell'Abruzzo, assieme ad altre persone, nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Pescara sulla sanità regionale. L'accusa è di associazione per delinquere, corruzione e concussione per gestione privata nella sanità. Si parla di circa 14 milioni di euro passati da mano in mano. A scatenare la bufera le dichiarazioni di Vincenzo Angelini, patron della clinica Villa Pini di Chieti (poi assolto in Appello). A novembre 2015 De Turco viene condannato in Appello a 4 anni e due mesi.

ASL DI BARI. La sanità pugliese è finita più volte nell'occhio del ciclone, ma tra i casi più eclatanti c'è quello del 2010 che riguarda Lea Cosentino, ex direttrice generale dell'Asl Bari insieme all'ex senatore del Pd ed ex assessore regionale Alberto Tedesco, a Giampaolo Tarantini e decine di medici e dirigenti sanitari. Sono tutti coinvolti in vicende legate ad appalti truccati e alla presunta cattiva gestione della sanità pugliese.