Il sabotaggio delle infrastrutture ICT potrebbe diventare una nuova dimensione della minaccia terroristica
In tema di cyber terrorismo, "non si ha evidenza, a tutt'oggi, di azioni terroristiche finalizzate a distruggere o sabotare infrastrutture ICT di rilevanza strategica, ma è ragionevole ipotizzare che, nel futuro, tali obiettivi possano effettivamente rientrare negli indirizzi strategici del cosiddetto jihad globale, aggiungendo, quindi, una nuova dimensione alla minaccia terroristica". E' quanto sottolinea il Comparto Intelligence italiano nella relazione al Parlamento, relativa al 2015, sulla politica dell'informazione per la sicurezza. A questo proposito, gli 007 italiani citano "la campagna di ricerca e reclutamento on-line di hacker mercenari o ideologicamente motivati, per sostenere le operazioni di Daesh" e "la crescente casistica di attacchi informatici (invero sinora a basso impatto) realizzati ai danni di sistemi informativi di soggetti pubblici e privati occidentali, non particolarmente sensibili, da crew, che, per la denominazione o il contenuto delle loro rivendicazioni, fanno chiaro riferimento al jihad e a Daesh".
Ad oggi, comunque, "non si è riscontrata l'effettiva riconducibilità di tali crew al contesto jihadista e a Daesh in particolare, in quanto potrebbe anche trattarsi di una mera trasposizione emulativa nel dominio cibernetico delle iniziative propagandistiche di matrice jihadista". In ogni caso, rileva l'Intelligence, "i sistemi target risultano essere stati selezionati e colpiti in ragione delle loro vulnerabilità di configurazione".
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