"Noi possiamo solamente offrire, come stiamo facendo, la nostra piena collaborazione"

"La concreta possibilità di indagare pienamente sull'omicidio di Giulio Regeni è delle autorità egiziane. Non abbiamo il diritto, per il rispetto della sovranità nazionale, di disporre intercettazioni in Egitto o altre attività giudiziarie. E il nostro team investigativo inviato al Cairo dopo la scoperta del corpo del giovane ricercatore, non può di propria iniziativa effettuare in un paese straniero pedinamenti o indagini autonome. Noi possiamo offrire, come stiamo facendo, la nostra piena collaborazione a sviluppare meglio le indagini". Il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, in una intervista all'Espresso nel numero in edicola da venerdì 1 aprile e online per gli abbonati a Espresso+, definisce con più precisione il perimetro dentro il quale sono costretti a muoversi i magistrati italiani che indagano sull'uccisione di Giulio Regeni, trovato morto alla periferia del Cairo il 3 febbraio scorso, dopo aver subito torture.

All'Espresso il procuratore Pignatone spiega che "le indagini le devono, anzi, le possono fare solo gli egiziani" e aggiunge che ciò che stanno facendo i pm di Roma "è di offrire la nostra collaborazione trasmettendo una serie di elementi raccolti in Italia come l'autopsia effettuata nel nostro Paese con tecniche e mezzi all'avanguardia. Ma anche l'analisi del contenuto del computer, e la testimonianza di alcune persone che conoscevano Regeni". Sulla riunione fra gli investigatori egiziani e italiani che si svolgerà a Roma il 5 aprile il procuratore dice: "Avrà lo scopo di mettere insieme una serie di elementi raccolti per analizzarli. Vogliamo rendere costruttivo il confronto fra gli apparati investigativi italiani e quelli egiziani". 

E poi "il lavoro della procura di Roma ha evitato fino adesso che prendessero il sopravvento i vari mitomani o falsi testimoni che si sono infilati nelle indagini egiziane fornendo ricostruzioni posticce. Per questo motivo, sottolinea l'Espresso, una professionale polizia giudiziaria e una magistratura attrezzata ha gli strumenti per sventarli. E fino adesso il contributo di pm e del team investigativo – formato da agenti del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e dai carabinieri del Ros – coordinato da Giuseppe Pignatone, lo ha fatto. Anche senza avere l`esclusiva titolarità dell'inchiesta".

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