Le dichiarazioni del ministro degli Esteri non sono piaciute al Cairo: "Ostacolano, invece di aiutare"
Serve un cambio di marcia nella collaborazione dell'Egitto con l'Italia sul caso Regeni e "se questo cambio di marcia non ci sarà il governo italiano è pronto a reagire con misure tempestive e proporzionate". Queste le parole del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso dell'informativa al Senato sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore friulano sparito in Egitto il 25 gennaio e trovato morto il 3 febbraio sull'autostrada Il Cairo-Alessandria.
Se questo cambio di marcia stia arrivando, ha aggiunto, "lo capiremo a partire dall'incontro tra gli inquirenti in programma venerdì". Il cambio di marcia deve consistere, ha precisato, nella possibilità per l'Italia di "acquisire tutta la documentazione", e dalla decisione del Cairo di "non accreditare verità di comodo". "Sarà soprattutto la procura a valutare se questo cambio di marcia si delinea", ha concluso Gentiloni.
"Non ci rassegneremo all'oblio di questa vicenda – ha poi ribadito il ministro – e non consentiremo che venga calpestata la dignità di questo Paese". La ricerca della verità sul caso Regeni non contrasta con la ragione di Stato, anzi "è per ragione di Stato che pretendiamo la verità".
DA EGITTO TENTATIVI DI ACCREDITARE REALTA' DI COMODO. Sul caso di Giulio Regeni, da parte egiziana, c'è stato un "accavallarsi di posizioni ufficiali o semiufficiali, con verità di comodo, circolate con troppa frequenza quasi sempre tra l'altro fuori dai canali investigativi, dall'azione criminale volta a minare i rapporti tra i due Paesi, al Giulio Regeni informatore di questa o quella intelligence. Tutto questo non ha favorito i rapporti tra i due Paesi", ha precisato Gentiloni.
"La visita di Pignatone al Cairo – ha proseguito – ha rimesso la collaborazione nei binari giusti. In una intervista alla stampa italiana il presidente al Sissi ha assicurato piena collaborazione. Dieci giorni dopo il nostro team di investigatori è stato convocato al Cairo sull'uccisione di un gruppo di cinque criminali dediti a rapinare e sequestrare persone spacciandosi per poliziotti. Nel corso di quell'incontro è stato riferito che erano stati trovati i documenti di Regeni. Questo è apparso come un ulteriore e ancora più grave tentativo di accreditare una realtà di comodo".
EGITTO: PAROLE GENTILONI COMPLICANO SITUAZIONE. All'Egitto, però, le dichiarazioni di Gentiloni non sono affatto piaciute. Le parole del ministro "complicano la situazione" sul caso della morte di Regeni, ha infatti dichiarato il ministero degli Esteri egiziano in una nota. Nel comunicato, Sameh Shoukry, precisa che le frasi di Gentiloni rappresentano un ostacolo piuttosto che un aiuto alla vicenda.
DELEGAZIONE EGITTO IN ITALIA DAL 6 APRILE. Intanto è confermata la visita delle delegazione egiziana a Roma da mercoledì 6 aprile per discutere dell'indagine sulla morte di Regeni. Lo rendono noto fonti giudiziarie smentendo le notizia pubblicate sull'annullamento della visita degli inquirenti egiziani in Italia. Un dossier di 2mila pagine sul caso sarebbe pronto per essere consegnato agli investigatori italiani.
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