Il riferimento ai "gangli dell'amministrazione comunale" capitolina

Nel Comune di Roma "la piena collaborazione da parte dell'assessore Sabella non l'abbiamo riscontrata in altri". Così il capo della polizia Franco Gabrielli intervenuto come testimone al processo sul 'mondo di mezzo' in corso nell'aula bunker di Rebibbia, a Roma, parla delle settimane in cui come prefetto fu incaricato dal Viminale di svolgere accertamenti sullo "stato dell'arte in Campidoglio" a seguito di quanto emerso nell'inchiesta su Mafia Capitale. "In quel mese e venti giorni di lavoro – sostiene Gabrielli – mentre abbiamo trovato massima collaborazione nella struttura politica della giunta Marino, che in più occasioni aveva chiesto anche l'intervento degli ispettori del Mef, abbiamo riscontrato resistenze nei gangli dell'amministrazione comunale. Di tutto ciò abbiamo dato una puntuale relazione al ministro dell'Interno".

 "Noi non ci siamo determinati per lo scioglimento perché l'accertamento su infiltrazione criminale passa per tre elementi: concretezza, rilevanza e univocità – sostiene Gabrielli ripensando alle settimane in cui si decise di non sciogliere il Campidoglio per infiltrazioni mafiose – Noi avevamo riscontrato i primi due elementi, ma la giunta Marino aveva dimostrato la non univocità sulla possibilità di condizionare l'amministrazione di Roma Capitale". "Inoltre l'inchiesta giudiziaria e la commissione di accesso – aggiunge Gabrielli – si erano limitate purtroppo a fare la radiografia di situazioni molto specifiche, perché avevano riguardato solo tre dipartimento su 15, una partecipata su 17 e un municipio su 15. Obiettivo nostro era allargare il novero della verifica ma poi è stato sciolto il Comune, e si è insediato commissario straordinario".

"ODEVAINE? LO RITENEVO AFFIDABILE". Se prima delle vicende di Mafia Capitale "mi avessero chiesto se Luca Odevaine era una persona affidabile avrei detto di sì, nella vita si può anche sbagliare" ha aggiunto Gabrielli. Chiamato a deporre dai legali di Salvatore Buzzi, l'imprenditore delle cooperative ritenuto dalla procura il braccio economico del mondo di mezzo, Gabrielli ha parlato del suo rapporto con Luca Odevaine, ex membro del tavolo sull'emergenza migranti del Viminale è imputato nel processo è presente in aula. "Ci davamo del tu ma non eravamo amici", ha detto Gabrielli.

 "L'ho conosciuto quando ero dirigente della Digos, e lui era vicecapo di gabinetto del Comune di Roma (giunta Veltroni ndr), ma credo di aver preso con lui forse un caffè, nulla di più". "L'ho rincontrato quando era capo della polizia provinciale, in quella occasione facemmo operazioni egregie", aggiunge Gabrielli ricordando che lavorò nuovamente con Odevaine all'epoca dell'emergenza migranti, della quale il prefetto si occupò come responsabile della gestione. Stima, ma non amicizia, sottolinea Gabrielli: "Chi mi conosce sa che ho dell'amicizia un concetto esclusivo – dice – non posso dire fossimo amici, ma per il valore che Odevaine aveva espresso negli incarichi pubblici ne avevo un giudizio positivo".
 

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