I familiari avrebbero chiesto un permesso straordinario che è stato rifiutato
"La moglie e i due figli sono con lui: in questo momento stanno salutando la persona, che per loro è cara. Una persona che ha finito mentalmente di esserlo quattro anni fa. La comunicazione del decesso gli è arrivata alle 11.45, quasi in tempo reale". Queste le parole dell'avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di Bernardo Provenzano sin dal giorno dell'arresto nel 2006, dopo l'annuncio della morte del boss dei boss. "I medici – spiega Di Gregorio – avevano detto alla famiglia di salire a Milano, dove era detenuto all'ospedale San Paolo in regime di 41 bis, perché mancavano poche ore alla sua morte. I parenti non lo vedevano da domenica, hanno potuto usufruire solo del colloquio mensile di luglio ed è assurdo. Per passare gli ultimi istanti con lui il figlio lunedì aveva fatto richiesta del Dap, un permesso straordinario per poter vedere il padre. Ma gli è stato negato ed è arrivato solo oggi, questa mattina, dopo la morte". "La mia – sottolinea l'avvocato – è una rabbia di un difensore che ha inutilmente tentato di spiegare che l'Italia stava commettendo qualcosa di disumano per impedire a Provenzano di avere dei contatti con la criminalità organizzata. I veri detenuti al 41 bis sono i parenti, il regime di restrizione è stato applicato ai figli e alla moglie impedendogli di poterlo vedere. E' da più di tre anni che il mio assistito non era più in condizione di capire né dove fosse né di parlare: era un vegetale nutrito artificialmente. Eppure alla famiglia è stato impedito".
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