Ricevuti in udienza i membri della direzione antimafia e antiterrorismo
Il diavolo, si sa, "entra dalle tasche". Il denaro degli affari sporchi e dei delitti mafiosi, per di più, è "denaro insanguinato" e produce un "potere iniquo". Papa Francesco parla ai membri della direzione antimafia e antiterrorismo, che riceve in udienza accompagnati dal procuratore nazionale, Franco Roberti e per l'intera udienza non smette di ringraziarli: "Desidero esprimervi il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento per la vostra attività, difficile e rischiosa, ma quanto mai indispensabile per il riscatto e la liberazione dal potere delle associazioni criminali, che si rendono responsabili di violenze e sopraffazioni macchiate da sangue umano". "Vi sono molto vicino", scandisce.
Roberti è una vecchia conoscenza di Papa Francesco, perché da pm si è occupato della vicenda spinosissima che ha coinvolto monsignor Nunzio Scarano, ex contabile dell'Apsa – la 'banca' della Santa Sede – accusato di aver organizzato un tentativo di rimpatrio illegale dalla Svizzera di 20 milioni di euro in contanti, parte di un tesoretto di 41 milioni che gli investigatori ipotizzavano appartenesse a una storica famiglia di armatori italiani.
"Il lavoro che voi svolgete – dice oggi ai membri della Dia – comporta anche il rischio della vita, questo lo so. O il rischio di altri pericoli per voi e per le vostre famiglie. Il modo mafioso di agire fa queste cose. Per questo esso richiede un supplemento di passione, di senso del dovere e di forza d'animo. Io vi assicuro che vi sono tanto vicino e prego per voi". Chiede agli uomini e alle donne di mafia una conversione dei cuori "affinché si fermino, smettano di fare il male, cambino vita".
Non può, davanti a chi si occupa di arginare la piaga del traffico di esseri umani, non parlare di migranti: "i più deboli dei deboli". E' per questo che il contrabbando di chi fugge da miseria e guerra è un reato "gravissimo". Quello che serve per il Pontefice è rafforzare la tutela delle vittime, "prevedendo assistenza legale e sociale di questi nostri fratelli e sorelle in cerca di pace e di futuro". "Quanti fuggono dai propri Paesi a causa della guerra, delle violenze e delle persecuzioni – torna a ripetere – hanno diritto di trovare adeguata accoglienza e idonea protezione nei Paesi che si definiscono civili".
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