Il giornalista toscano ancora nel Paese. Impedita visita al legale e al viceconsole. La compagna: Voleva intervistare siriani fuggiti

"Ho ricevuto ora una telefonata dalla Turchia che mi comunica come il vice console italiano e l'avvocato turco di Gabriele Del Grande, recatisi a Mugla dove è detenuto, non hanno potuto accedere al luogo dove si trova e hanno ricevuto il rifiuto di incontrarlo". Con questa dichiarazione del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, è arrivata una doccia gelata per quanti speravano che ci fosse un'apertura delle autorità turche sulla vicenda di Gabriele Del Grande, il blogger e documentarista lucchese, di 35 anni, in stato di fermo, in Turchia da undici giorni. Da quando, cioè, la polizia lo ha fermato al confine con la Siria, dove si trovava per completare un libro sulla nascita dell'Isis. Non è chiaro il motivo del fermo. Sull'accusa mossa a Gabriele di voler passare dalla Turchia alla Siria "non esistono prove o conferme, così come non esiste conferma o prova che egli abbia avuto un colloquio con persone sospettate di terrorismo. Sono bufale che circolano, oltretutto in forma non ufficiale", ha dichiarato Manconi. Sembra, comunque, che il fermo "fosse legato a profili di sicurezza nazionale – spiega Manconi – e questo è motivo di inquietudine. Le procedure potrebbero non essere brevi".

LA COMPAGNA: NON VOLEVA ANDARE IN SIRIA "Gabriele ci ha chiamato martedì, dopo 9 giorni di silenzio. Era arrabbiato. Chiedeva che facessimo qualcosa. Chiuso in una cella di isolamento, senza avvocato, senza un'accusa. È lì che ho deciso di rompere il silenzio". Alexandra D'Onofrio, antropologa e regista, compagna di Gabriele. La compagna ha precisato: "Era lì al confine turco per ricostruire in un libro la memoria di quella guerra: come sono nate le prima proteste, come è stata la fuga dalla Siria… Lui si fida di me, mi avrebbe detto la verità altrimenti. Non aveva alcuna intenzione di passare il confine con la Siria. Era lì vicino e aveva trovato storie importanti. Anche alla Farnesina mi hanno spiegato che i confini non sono ben segnalati, potrebbe avere sbagliato strada. Si tratterebbe di un reato amministrativo".

FARNESINA AL LAVORO. La Farnesina ha da subito avviato i contatti con le autorità turche. Un lavoro a riflettori spenti che nel pomeriggio è stato però reso pubblico dal ministro Angelino Alfano che, in una telefonata con l'omologo turco, ha ribadito da parte dell'Italia "la ferma intenzione di un immediato rilascio di Gabriele Del Grande". Ieri l'uomo ha chiamato la compagna Alexandra D'Onofrio, "I miei documenti – ha detto Gabriele – sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta". E il blogger ha fatto sapere di aver iniziato uno sciopero della fame.

Così, rilanciata la notizia dai media, l'opinione pubblica ha potuto conoscere più in dettaglio il dramma di Del Grande. Amici, colleghi, giornalisti, politici di tutti gli schieramenti, e soprattutto comuni cittadini, hanno iniziato a mobilitarsi. Sui social, gli amici di Gabriele hanno redatto il calendario degli eventi: comincia Lucca, questa sera, dove il sindaco Alessandro Tambellini ha chiamato a raccolta i concittadini di Gabriele; seguiranno domani le piazze di Milano, Torino, Venezia e Bologna; il 21 toccherà a Pisa; il 22 la mobilitazione di piazza sarà a Roma e Palermo. "Tutti insieme, senza distinzioni, diciamolo chiaro al governo turco #iostocongabriele", ha scritto, fra i tanti, Matteo Renzi su Twitter. Su Facebook, la presidente della Camera Laura Boldrini, unendosi al coro di chi chiede l'immediato rilascio di Del Grande, ha ricordato "l'impegno, lo slancio e la serietà di Gabriele Del Grande perché quando ero portavoce dell'Unhcr abbiamo avuto occasioni di collaborazione".

Anche le polemiche iniziano a fare da contorno alla vicenda. "Intervenga direttamente Gentiloni, visto che il ministro Alfano ha dimostrato anche in questa vicenda di essere totalmente inadeguato a gestire fasi di crisi", ha detto Erasmo Palazzotto, di Sinistra italiana. E da destra arrivano le critiche di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia. "Si può sapere cosa aspetta il ministro degli Esteri Alfano in persona ad andare in Turchia – scrive su Facebook – per riportare a casa il giornalista italiano Gabriele Del Grande, detenuto in carcere in isolamento senza motivo? Quello che sta accadendo è intollerabile e l'atteggiamento del nostro Governo lo è ancora di più". Questa mattina, intanto, gli amici di Gabriele: Andrea Segre, Valerio Mastandrea, Daniele Vicari, Concita De Gregorio, Rachele Masci e Giovanni De Mauro, insieme al presidente della Federazione nazionale della Stampa, Beppe Giulietti, nel corso di una conferenza stampa in Senato, hanno letto una lettera che i genitori del blogger hanno indirizzato ai parlamentari e al ministro degli Esteri Angelino Alfano. "Chiediamo al ministro Alfano – è un passaggio della lettera – ed ai parlamentari di fare tutti il possibile per riportare Gabriele a casa dalla sua famiglia".

Adesso la parola torna alle diplomazie. Massimo Del Grande, insieme a sua moglie Sara, nel ristorante che gestiscono a lungo la strada che porta all'Abetone, aspetteranno notizie del figlio. Alexandra D'Onofrio, con i due figli piccoli avuti con Gabriele, continuerà a battersi per riabbracciare il suo compagno. E, come gesto di solidarietà con Gabriele, ha iniziato a digiunare, lanciando, con un video postato su Facebook, l'idea di una 'staffetta' del digiuno.
 

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