Sono 63.251 i casi di tratta e sfruttamento, di cui 17.710 riguardano minori, con una larga prevalenza di femmine

Un fenomeno largamente sommerso, ma che per i dati censiti dà comunque l'idea delle proporzioni allarmanti e in crescita. Sono 63.251 i casi di tratta e sfruttamento rilevati in 106 Paesi, di cui 17.710 (pari a 1 un caso su 4) riguardano bambini o adolescenti, con una larga prevalenza di femmine (12.650). I minori rappresentano il secondo gruppo più numeroso tra le vittime di tratta dopo le donne. È il quadro che emerge dal dossier Piccoli schiavi invisibili – 2017 diffuso in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani da Save the Children.

A livello globale, si parla di un giro d'affari di 32 miliardi di dollari, seconda fonte di reddito per le organizzazioni criminali dopo il traffico di droga, e in Europa conta almeno 12.760 adulti offender sospetti o incriminati (di cui 3.187 femmine). In Italia, nel 2016, le vittime di tratta effettivamente censite e inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 1.172, di cui 954 donne e 111 bambini e adolescenti, in gran parte femmine (84%).

Le vittime under 18 sono soprattutto di nazionalità nigeriana (67%) e rumena (8%), e, anche se lo sfruttamento in economie illegali come lo spaccio (10% circa), lo sfruttamento lavorativo (5,4%) e l'accattonaggio (3,6%) sono abbastanza frequenti, lo sfruttamento sessuale rappresenta quasi la maggioranza dei casi (50%), con un andamento crescente. Il numero dei minori soli nigeriani arrivati via mare in Italia è triplicato (3.040), e si è registrata una presenza crescente di adolescenti e bambine anche di 13 o 14 anni, generalmente reclutate con l'inganno nel loro Paese di origine, a Benin City o nelle aree rurali e nei villaggi più remoti degli Stati dell'Anambra, del Delta e del Lagos.

La filiera criminale nigeriana che gestisce la tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Europa e in Italia è basata su fasi e ruoli ben definiti, a partire dalle adescatrici, che operano in Nigeria, dove viene operato il rito voodoo o juju che innesca il meccanismo di ricatto e paura che terrà vincolate le vittime per anni; i boga o trolleyman, responsabili del trasferimento delle vittime in Niger dove le cedono a gruppi criminali arabi che le trasportano in Libia e le sequestrano nelle connection house gestite da carcerieri nigeriani e ghanesi; le maman che gestiscono l'attività di prostituzione in Italia e i loro emissari, i brother, che ricomprano le ragazze pagando il riscatto dalle connection house e l'imbarco per l'Italia; i controller o luogotenenti, che informano i trafficanti sullo sbarco in Italia delle ragazze e le istruiscono sull'iter da seguire nelle operazioni di accoglienza e nella fuga dalle strutture; i sodali, attivi nello smistamento e nella gestione delle ragazze nei diversi luoghi della prostituzione.

Le ragazzine vittime possono subire ogni tipo di violenza durante il viaggio, nel quale vengono vendute e ricomprate, e una volta in Italia sono obbligate a restituire un debito che può arrivare a 40-50.000 euro, ma devono pagare alla maman anche vitto e alloggio, bollette, vestiti e fino a 150-200 euro al mese per il posto in strada in cui sono costrette a prostituirsi, spesso accettando rapporti senza protezione, e con tariffe che in zone più periferiche possono scendere a 10 o 5 euro. Secondo le stime di Save the Children, le ragazze rumene sono il secondo gruppo più numeroso dopo quello nigeriano tra le giovani vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale in strada in Italia. Le giovani dell'Est Europa sono in prevalenza di adolescenti provenienti da contesti socio-economici molto poveri, come le regioni della Muntenia e Moldova, nei distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt e Suceava, che in alcuni casi erano senza genitori o affidate a terzi, quando sono state attratte e manipolate da coetanee, ragazzi o uomini adulti, sulla base di proposte di lavoro fasulle e della speranza di un riscatto. Vengono fatte entrare in Italia su mezzi privati via Trieste, dichiarando falsi legami parentali, e poi costrette a prostituirsi, spesso sotto il controllo di fidanzati/sfruttatori, in un continuo stato di sopraffazione e paura, nel quale sviluppano spesso dipendenza da droghe, alcol e abuso di medicinali. A fronte di questo quadro, gli adulti sospettati o incriminati per reati connessi alla tratta o allo sfruttamento nel nostro Paese sono stati solo 324, denuncia Save the Children, in maggioranza uomini e di origine rumena (89), nigeriana (85) e italiani (47).

"La lotta ai trafficanti e agli sfruttatori dei minori – sottolinea Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children – deve essere ferma e inflessibile, a partire dai Paesi di origine e di transito dei tanti bambini e adolescenti soli che raggiungono poi anche il nostro Paese e l'Europa, e invece della sicurezza e di una opportunità di futuro si ritrovano di nuovo nelle mani di chi è pronto a sfruttarli e ad approfittare di loro. Le evidenze ci dicono anche, purtroppo, che c'è una vera e propria filiera criminale sempre più organizzata, che adesca all'origine i minori e li sposta attraverso i confini, dove quasi tutti, e soprattutto tutte, subiscono violenze di ogni tipo, prima di arrivare in Italia dove il sistema di accoglienza e protezione, e quello di contrasto alla tratta e allo sfruttamento, non riescono ancora a intervenire efficacemente per strapparli alle mani dei loro aguzzini e dei 'clienti' che abusano di loro sia nello sfruttamento sessuale che lavorativo".

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