Assassinato dalla mafia il 3 settembre 1982 insieme alla moglie e a un agente della scorta

Si celebra oggi il 35esimo anniversario dell'uccisione di Carlo Alberto dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo. Il 3 settembre 1982, alle 21, il prefetto di Palermo, il generale Dalla Chiesa, stava andando a cena con la moglie; li seguiva, su un'Alfetta, Domenico Russo. Arrivati in via Carini, due moto e un'auto affiancano la A112 del generale e l'auto di scorta e le crivellano di colpi di kalashnikov. Dalla Chiesa, la moglie e l'agente muoiono sul colpo.

Dalla Chiesa, classe 1920, originario di Saluzzo (CN), è figlio di un ufficiale dei carabinieri, strada seguita anche dal fratello Romolo. Si laurea in Giurisprudenza e poi in Scienze politiche e il suo impegno contro la mafia comincia da giovane capitano in Sicilia, dove torna più volte. Ma il generale fu impegnato anche nella lotta al terrorismo, contro le Brigate Rosse. Poi, nel maggio 1982, il ministro dell'Interno Virginio Rognoni lo invia come prefetto a Palermo, dove è scoppiata una sanguinosa guerra tra cosche. In quell'estate nel capoluogo siciliano ci sono 52 morti e 20 lupare bianche. Dalla Chiesa chiede più poteri, senza ottenerli, e nonostante ciò riesce a tracciare una una mappa dei clan. Cosa Nostra decide che è il momento di agire.

Il 3 settembre trenta pallottole di kalashnikov falciano Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti-Carraro, mentre un altro killer liquida l'agente di scorta Domenico Russo. Lui tenta di proteggere la moglie col suo corpo, ma il killer spara prima a lei. Sul luogo dell'eccidio, un cittadino lascia un cartello affisso al muro: "Qui è morta la speranza dei siciliani onesti".

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