Papa Francesco ha accettato le dimissioni del prefetto della Segreteria vaticana per la questione

Il prefetto della Segreteria vaticana per la comunicazione, monsignor Dario Viganò si è dimesso. Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia. Fino alla nomina del nuovo prefetto, la Spc sarà guidata dal Segretario del medesimo dicastero, monsignor Lucio Adrian Ruiz. Le dimissioni sono legate alla vicenda della lettera del papa emerito Benedetto XVI letta e diffusa con alcune omissioni. In particolare, non era stato divulgato il passaggio in cui il Papa emerito non solo aveva declinato l'invito a scrivere su di essi "una breve e densa pagina teologica" perché – come spiegava – "in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto" e non riteneva di "leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti", ma aveva anche espresso la sua riserva riguardo alla scelta di affidare la stesura di uno dei volumetti a un teologo che era stato fortemente critico del suo magistero e di quello del suo predecessore Giovanni Paolo II: ossia il professor Hünermann, che, scrive Ratzinger "durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali".

"Rispetto la sua decisione e accolgo, non senza qualche fatica le dimissioni da prefetto", ha risposto Papa Francesco, accettando la decisione di Viganò. "Le chiedo di proseguire restando presso il Dicastero, nominandola come Assessore per il Dicastero della comunicazione per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto al progetto di riforma voluto dal Consiglio dei Cardinali, da me approvato e regolarmente condiviso"

LA LETTERA A FRANCESCO. "In questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di li delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale". Inizia così la lettera che Viganò a inviato al Papa.

"La ringrazio – continua – per l'accompagnamento paterno e saldo che mi ha offerto con generositi in questo tempo e per la rinnovata stima che ha voluto manifestarmi anche nel nostro ultimo incontro. Nel rispetto delle persone che con me hanno lavorato in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto gii stabilito del Motu Proprio L'ottuale contesto comunicativo del 27 giugno 20L5, e soprattutto, per l'amore alla Chiesa e a Lei Santo Padre, Le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte rendendomi, se Lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità".

"In occasione degli auguri di Natale alla Curia nel 2016, – continua Viganò – Lei ricordava come "la riforma sari efficace solo e unicamente se si attua con uomini "rinnovoti" e non semplicemente con "nuovi" uomini. Non basta accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente. La riforma della Curia non si attua in nessun modo con il cambiamentodelle persone – che senz'altro avviene e avverri – ma con la conversion e nelle persone". Credo che il "farmi in disparte" sia per me occasione feconda di rinnovamento o, ricordando l'incontro di Gesr) con Nicodemo (Gv 31,L), il tempo nel quale imparare a "rinascere dall'alto".

"Del resto non è la Chiesa dei ruoli che Lei ci ha insegnato ad amare e a vivere, ma quella del servizio, stile che da sempre ho cercato di vivere. Padre Santo, La ringrazio se vorri accogliere questo mio "farmi in disparte" perchè la Chiesa e il suo cammino possa riprendere con decisione guidata allo Spirito di Dio. Nel chiederle la sua benedizione, Le assicuro una preghiera per il suo ministero e per il cammino di riforma intrapreso".

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