L'omelia della Domenica delle Palme: "Intrighi e calunnie portano a condanne senza scrupoli"

Siamo tutti "capaci di amare molto, ma anche anche di odiare, e molto". E' sotto il sole tiepido di fine marzo che Papa Francesco celebra la messa della Domenica delle Palme. Una celebrazione in cui "sembrano incrociarsi storie di gioia e di sofferenza". Gioia, come quella "suscitata da Gesù" e che "per alcuni è motivo di fastidio e di irritazione", dice Bergoglio, che non fa sconti a chi "al grido del 'salva te stesso' vuole addormentare la solidarietà". Nel giorno in cui la liturgia ricorda la passione di Cristo, il Pontefice punta il dito contro "intrighi e calunnie", che portano a condannare e incastrare gli altri "senza scrupoli".

Al termine della settimana caratterizzata dalle polemiche per l'intervento di Benedetto XVI su una collana di libri teologici sul Papa argentino, con le dimissioni di monsignor Dario Edoardo Viganò, Francesco ricorda come il grido di duemila anni fa "'Crocifiggilo' non è un grido spontaneo, ma il grido montato, costruito, che si forma con il disprezzo, con la calunnia, col provocare testimonianze false". E rimarca: "La calunnia è la voce di chi manipola la realtà e crea una versione a proprio vantaggio e non ha problemi a incastrare gli altri", è il grido "fabbricato dagli 'intrighi' dell'autosufficienza, dell'orgoglio e della superbia che proclama senza problemi: 'Crocifiggilo, crocifiggilo!'".

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