Tutto automatizzato per produrre formaggi e yogurt, partendo dal foraggio

C’è una spazzola rotante gialla appesa a una parete. Si aziona da sola quando la mucca ci si avvicina per grattarsi. E si ferma quando lei se ne va. O un’altra  la scosta. “È una chicca del mio allevamento completamente robotizzato”, si vanta Roberto Filippo Di Mulo, proprietario di Angolo di paradiso, una fattoria ad Amandola, nelle Marche, nel cuore dei monti Sibillini. Una zona tanto bella quanto complicata, che nel 2016 è stata colpita dal terremoto che ha scosso il centro Italia.

L’allevamento è un mestiere di famiglia: il nonno si è trasferito qui dalla Sicilia tramandandolo prima a suo figlio, poi a suo nipote. E Roberto nel 2010 ha scelto la svolta hi-tech: un sistema di macchinari in grado di riconoscere ognuna delle 100 mucche pezzate rosse, di dar loro da mangiare a seconda delle loro necessità, e di mungerle quando se la sentono.

“Ognuna di loro – spiega Roberto – va quando ne sente il bisogno. La macchina riconosce il suo chip, sa se è già stata munta, quanto latte ha prodotto, di che qualità è e se c’è qualche problema lo separa da quello buono”.

Le mucche stanno in fila ad aspettare il proprio turno. Nessuno le forza, hanno imparato che quando le mammelle sono piene basta andare lì, con la ricompensa di un po’ di foraggio. Mentre mangiano, il robot posiziona i suoi quattro bracci mungitori su ogni capezzolo, grazie a una tecnologia laser, e porta a termine il suo lavoro, disinfettando la mammella. Il bovino esce, la macchina si autopulisce e lava il pavimento. Ora la prossima mucca può farsi avanti.

Il tutto senza bisogno di un solo essere umano. O meglio, solo qualcuno che controlli il pc o il cellulare. Perché per qualsiasi evenienza, il software scrive e invia un report all’allevatore. La fatica è meno, per l’uomo, e il processo è più naturale per gli animali, perché segue i loro ritmi.

Una domanda sorge spontanea. Quanti dipendenti ha fatto fuori il robot? “Nessuno, anzi. Da quando abbiamo puntato sulla tecnologia siamo passati da due a sei”. Questo perché se prima la fattoria di Roberto si occupava solo di produzione di latte, ora punta anche sul processo di trasformazione.

Il costo di produzione del latte negli anni è diventato più alto di quello di vendita, rendendo l’attività una spesa. Così Roberto, non volendo chiudere battenti, si è dovuto reinventare: via libera alle macchine e ai formaggi. Di alta qualità, 100% italiani. Stracchino, ricotta, caciotte e uno yogurt talmente buono da essersi aggiudicato il titolo di miglior yogurt di fattoria nel 2014.

“Il segreto dei miei prodotti? Li seguo dal principio alla fine. Coltivo il foraggio che mangiano le mie mucche, uso solo il loro latte e per quegli ingredienti che non ho, mi rivolgo solo a chi produce con la stessa passione che ci metto io”. Parola di Roberto.

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