Il matrimonio organizzato dal padre tra la figlia e un 22enne. Ma la madre ha strappato i passaporti e denunciato il marito

Sposa-bambina a 10 anni, destinata a lasciare al sua infanzia a Milano, volare in Bangladesh e sposare un cugino di 22 anni scelto da suo padre. La piccola è stata salvata dalla madre, che si è opposta e ha strappato il passaporto suo e quello della figlia per impedire il viaggio. La vicenda, per la quale è in corso un processo, è stata raccontata dal Giorno che parla descrive come "difficile" il contesto familiare nel quale è nata la denuncia della donna contro il marito, accusato di maltrattamenti in famiglia.

L'allarme è scattato quando l'uomo si è presentato in questura con moglie di 41 anni e figlia di 10 per denunciare lo smarrimento dei passaporti, e poi da lì al consolato del Bangladesh per ottenere con urgenza un duplicato. Aveva già comperato i biglietti aerei per tutta la famiglia. La moglie agli agenti ha raccontato di essere da tempo vittima di maltrattamenti e di essere stata lei stessa a distruggere i documenti per impedire al marito di far tornare la bimba in Bangladesh. La donna ha mostrato anche una ferita al palmo della mano, dicendo che il marito l'aveva colpita con un coltello solo perché lei si era permessa di cucinare senza che lui l'avesse autorizzata.

Agli agenti, la madre ha raccontato che dopo le nozze in Bangladesh il marito era partito per l'Italia, dove aveva trovato lavoro, lasciandola sola e incinta. L'uomo era tornato in Bangladesh nel 2016 quando la figlia, che non aveva mai visto, era ormai abbastanza grande e aveva portato lei e la madre a Milano. Da allora vivevano praticamente segregate: niente scuola per la piccola, niente contatti con l'esterno. La bimba viveva chiusa in casa e studiava soltanto il Corano. É stata ascoltata in un'audizione protetta e ha confermato al giudice di aver sentito mamma discutere con papà di quel matrimonio.

L'uomo ha smentito completamente la storia raccontata dalla moglie: ha negato i progetti di matrimonio e anche l'aggressione con il coltello, sostenendo che la donna si è ferita da sola pur di poterlo incolpare e liberarsi di lui. Ora madre e figlia sono ospiti di una casa d'accoglienza e sono seguite dai servizi sociali. Per la vicenda è in corso un processo, e il giudice monocratico dovrebbe emettere la sentenza a metà luglio.

"La storia che arriva da Milano – è il commento di Paolo Grimoldi, deputato della Lega e Segretario della Lega Lombarda – ci conferma che integrare un certo Islam è impossibile, perché i loro valori e il loro credo non sono compatibili con il nostro modo di vivere e con le nostre leggi, dato che da noi non esistono matrimoni combinati, non esiste che una bambina venga segregata in casa e non vada a scuola e toccare una bimba di 10 anni è un ripugnante reato, la pedofilia. Il fatto che questa storia, nel solito assordante silenzio della sinistra, arrivi da Milano, che il sindaco Giuseppe Sala definisce la città dell'accoglienza deve far riflettere ulteriormente, perché anche questa vicenda dimostra che accogliere non coincide con integrare".

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