La nave torna a soccorrere vite umane dopo uno stop di un mese nel porto di Marsiglia
Cambiare pelle con lo stesso obiettivo di sempre: salvare vite in mare in uno dei "luoghi più pericolosi del Mediterraneo". La nave Aquarius, operata in partnership da Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, è ripartita da Marsiglia dopo oltre un mese di stop in seguito all'odissea con centinaia di migranti a bordo e conclusasi con lo sbarco nel porto spagnolo di Valencia.
"Questa sosta prolungata è dovuta ad un radicale cambiamento nel contesto in cui operiamo. Si è creata una grande confusione che mette sia gli operatori e le persone in mare in difficoltà crescente", ha denunciato in conferenza stampa Nicola Stalla della ong Sos Mediterranee. Quasi come se il gigante di 80 metri dovesse imparare a navigare dal mare salato all'acqua dolce, l'imbarcazione è stata modificata ed equipaggiata per "fronteggiare una lunga permanenza di persone a bordo". A metà giugno i migranti partiti dalla Libia dovettero infatti resistere nove giorni prima di approdare in Spagna.
Un paletto del nuovo corso è netto: "Aquarius non sbarcherà in Libia persone soccorse in mare e non le trasborderà su imbarcazioni della Guardia costiera libica. Sarebbe in contravvenzione con i diritti delle persone soccorse". Per la ong "sbarcare persone in Libia è irricevibile e non lo faremo mai". Dal punto di vista normativo però rimangono dei problemi: l'organizzazione marittima internazionale (Imo) ha riconosciuto a fine giugno il Centro di coordinamento del soccorso libico, autorizzato di fatto a gestire il Sar davanti alle coste africane. Secondo Aquarius, però, le persone soccorse in acque internazionali devono essere portate in un posto sicuro che non può essere un porto libico, non riconosciuto appunto come place of safety. Una posizione che di certo non trova appoggio nel governo italiano, già molto duro nei primi mesi di lavoro sulla questione dei porti 'chiusi'.
"L'Aquarius come tutti deve rispettare il diritto del mare e se dovesse salvare vite umane e ricevere un comando in zona di competenza libica non si deve voltare verso Nord, ma andare verso Sud", ha avvisato alla Camera il ministro dei Trasporti e Infrastrutture, Danilo Toninelli. La linea è assai decisa per l'esponente pentastellato: "Se la guardia costiera libica opera e il Sar libico esiste è loro competenza. Chi lo fa deve eseguire gli ordini di chi detiene il comando. La legge vale per tutti". L'altra voce forte dell'esecutivo Conte, il ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha preferito non commentare, ma la sua avversione per le organizzazioni non governative è nota e nonostante una richiesta di incontro ufficiale tra le parti non c'è stato ancora un contatto. Al momento Aquarius è già diretta verso le acque al largo della Libia e con questo quadro nuovi scontri ong-governo non possono essere affatto esclusi. Anche perché il tandem Sos-Msf ha ribadito come laddove fosse richiesto di ritardare gli interventi di soccorso in mare o di allontanarsi dal luogo di pericolo l'imbarcazione non si allontanerà "se non ci sarà garanzia di altri soccorritori pronti".
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