Il ministro degli Interni non riesce a entrare nel palazzo dove è morta la ragazza: "Trenta ragazzotti che preferiscono gli spacciatori. Tornerò con la ruspa". Poi, sibillino: "L'edificio appartiene o apparteneva al fratello di Veltroni"
È dovuto tornare due volte ma alla fine Matteo Salvini è riuscito a depositare un fiore sul luogo dove, nel quartiere San Lorenzo a Roma, è stata barbaramente uccisa la 16enne Desirée Mariottini.
In mattinata il ministro dell'Interno era stato bloccato dalle proteste di una cinquantina di manifestanti. Nell'occasione il responsabile del Viminale aveva promesso un ritorno "in incognito" per non dare risalto a "quei 4 idioti dei centri sociali che dimostrano di preferire caos a ordine, spacciatori a poliziotti". Detto e fatto. Nel pomeriggio il leader della Lega ha potuto rendere omaggio alla sedicenne seviziata ed ammazzata in uno stabile occupato.
Nella sua prima visita Salvini, contestato al grido di "sciacallo" ma anche applaudito da chi gli chiedeva di "salvarci da questa giungla", aveva annunciato "a Roma come nel resto d'Italia un piano straordinario di sgomberi" promettendo di tornare con la "ruspa" per "riportare legalità e tranquillità" intervenendo anche "con la mano pesante" perché "è ora di riportare regole, ordine, legge, disciplina. E gli occupanti abusivi a Roma e, non solo, si preparino a fare le valigie".
Il blitz di Salvini nel quartiere della movida romana ha inevitabilmente aumentato anche la temperatura dello scontro politico. "Il ministro a San Lorenzo si porti direttamente i blindati per sgomberare questo schifo", ha tuonato la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, plaudendo alla sua iniziativa. Il presidente del parlamento europeo e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha invece messo l'accento sulla necessità di "più controlli e più sicurezza". Dal Pd, invece, Matteo Orfini, ha parlato di un ministro dell'Interno che "fa della violenza verbale e della strumentalizzazione propagandistica la cifra del suo agire politico" e si è recato a San Lorenzo per "improvvisare un comizio" mentre non dovrebbe "fare lo scaricabarile assumendosi le sue responsabilità".
In mezzo al guado resta Virginia Raggi. La sindaca, dopo aver partecipato ad un vertice in prefettura con lo stesso Salvini ed il procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha annunciato il divieto del "consumo di alcolici in strada nel quartiere San Lorenzo dopo le 21" e maggiori controlli di polizia. L'esponente del M5S ha spiegato anche di aver ricevuto dal ministro la garanzia che "presto in città arriveranno 154 poliziotti e 100 carabinieri in più" perché "quello che è successo a Desirèe è inumano, ingiusto e non deve ripetersi". Una mano tesa da parte del responsabile del Viminale ad un'amministrazione dalla quale non ha mai fatto mistero di "aspettarsi qualcosa di più", anche se Roma "è una città grande e difficile da governare".
A difendere la prima cittadina capitolina è intervenuto Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha chiesto al più presto "un decreto per ampliare i poteri del sindaco di Roma e dotarlo degli strumenti adatti per affrontare la capitale e i suoi problemi". Obiettivo evitare altre tragedie come questa che " è stata causata da una serie di sistemi che non funzionano più da tempo, che hanno letteralmente collassato a partire dal sistema immigrazione, il sistema accoglienza, il sistema della pubblica sicurezza, il sistema degli alloggi, il sistema della lotta all'abusivismo". Tutto questo, secondo il vicepremier, si è trasformato "in una bomba sociale, che ormai è esplosa, e di cui Desirée è un'altra vittima innocente".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata