La ricostruzione della prima cittadina imputata per falso. Il 9 novembre la prossima udienza
Nella nomina di Renato Marra, il fratello Raffaele, allora capo del personale in Campidoglio, "non ha avuto alcun potere discrezionale, perché la scelta è stata mia e lui si è limitato ad eseguire una mia direttiva nell'ambito della procedura di interpello per i nuovi dirigenti. Ha avuto un ruolo meramente compilativo e si è limitato a firmare un atto. Allora, secondo me, non si sarebbe dovuto astenere". Questa la ricostruzione, davanti al giudice del tribunale monocratico, della sindaca Virginia Raggi. E questo il motivo per cui, nella sua versione, fece comunicare alla responsabile Anticorruzione del Campidoglio, Maria Rosa Turchi, che nella nomina "non c'erano anomalie", e lei aveva scelto "in totale autonomia" la persona in questione.
Sentita in aula, nel processo che la vede imputata per falso e al quale è legato anche il suo futuro da sindaca, Raggi sostiene, come ha sempre fatto dall'inizio del procedimento, che il ruolo di Raffaele Marra nella scelta delle nomine, e in particolare in quella del fratello Renato, sia stato pressoché nullo.
Secondo la prima cittadina, l'ex capo del personale avrebbe compilato gli atti per le 140 nomine all'epoca in corso di esecuzione, seguendo le sue disposizioni. Tra quelle nomine c'era la scelta del fratello maggiore Renato, messo a capo della Direzione Turismo.
Raggi è imputata per aver dichiarato a Turchi di aver deciso, lei sola, ogni dettaglio della nomina in questione, circostanza, secondo la procura, smentita dalle conversazioni via chat in cui la sindaca rimproverò Raffaele Marra, a posteriori, per la posizione e la nuova fascia di compenso attribuite al fratello.
"Quando scoprii che Renato Marra aveva migliorato la fascia reddituale, con le polemiche giornalistiche che ne seguirono, mi arrabbiai moltissimo. I rapporti con Raffaele si raffreddarono, iniziai a sentirlo molto meno", ha proseguito Raggi nell'interrogatorio, durato tre ore. "Non voglio dire che fossi sul chi va là – ha aggiunto -, ma alcuni dubbi mi vennero. Poi venne spostato da vice capo di Gabinetto a capo del personale, e non ne fu contento. I rapporti non erano cattivi, ma un po' più freddi".
"Se avessi saputo che c'era un cambio di fascia, quantomeno avrei chiamato Adriano Meloni (all'epoca assessore al Commercio che, secondo la ricostruzione dell'accusa, scelse Renato Marra, su suggerimento di Raffaele ndr) per capire se mi esponevo politicamente per una buona ragione o per un capriccio di qualcuno", ha concluso.
La prossima udienza è fissata per il 9 novembre, quando, dopo una breve testimonianza dell'ex capo di Gabinetto Carla Romana Raineri, il processo entrerà nella fase finale. Sentenza attesa per sabato e, stando al codice etico del M5S, alla decisione del giudice è legato il futuro in Campidoglio della prima cittadina.
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