Preso un libanese a Macomer, nella provincia di Nuoro: stava architettando un attacco in una località dell'isola

E' accusato di associazione terroristica internazionale per affiliazione all'Isis Alhaj Ahmad Amin, il 38enne libanese, con passaporto palestinese, arrestato questa mattina dal Nocs della polizia a Macomer in provincia di Nuoro. Secondo gli inquirenti, Amin stava progettando un attentato in Italia con l'uso di veleni come la ricina e l'antrace e sarebbe potuto entrare in azione durante le festività. L'operazione, diretta dalla Dda di Cagliari con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo è stata avviata dopo la notizia dell'arresto in Libano di un militante di Daesh che aveva pianificato l'avvelenamento con la ricina di una cisterna d'acqua da cui si riforniva una caserma dell'esercito libanese. Il militante sarebbe stato supportato nel progetto da un suo 'cugino' presente in Italia, che aveva in mente di realizzare un attentato simile anche in Europa.

La polizia ha così avviato le indagini, individuando il presunto attentatore in Amin che è stato sorvegliato per due mesi. Dalle perquisizioni e dalle intercettazioni è emerso che il palestinese si stesse informando su alcune sostanze tossiche. In particolare la aflatossina B1, cancerogena, e pesticidi a base di Metomil. Al momento non risultano però riscontri sull'acquisto di tali veleni. Dall'esame tecnico dello smartphone è emerso poi materiale riferibile allo Stato Islamico e al suo califfo Al-Baghdadi. A far scattare l'arresto è stato decisivo il prelievo, da parte dell'uomo, di 5 mila e 700 euro dal proprio deposito e la ricerca spasmodica del passaporto, che non riusciva a trovare.

Al momento non è ancora stato dimostrato che l'obiettivo dell'attentato fossero le condutture idriche del 5° Reggimento Genio guastatori della Brigata Sassari. Un elemento che potrebbe spiegare il motivo della presenza del presunto attentatore in Sardegna.

Amin, uomo dal carattere introverso, è sposato con figli, ma la famiglia risulta estranea a Daesh. Il suo aggancio in Italia è stata la moglie, di origine marocchina. L'uomo, arrivato con un volo diretto, è in possesso di un regolare permesso di soggiorno. Non risulta invece avere alcun tipo di lavoro nè lo ha mai cercato nei due mesi in cui è stato sotto sorveglianza. La famiglia si sosteneva grazie a sovvenzioni pubbliche.

"E' stato un arresto di grande importanza", ha commentato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho che ha sottolineato la novità, senza precedenti, della progettazione di un tale attentato terroristico in Italia.

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