Custodia cautelare in carcere per 30 persone, considerate legate all'associazione. I due clan, quello dei Sinesi-Francavilla e dei Moretti-Pellegrino-Lanza, si contrapponevano per la leadership sul territorio
Un profondo radicamento nella società foggiana, tanto da realizzare estorsioni in tutti i settori, dalle agenzie funebri ai gestori di slot machine, fino a cercare di imporre ingaggi al Foggia Calcio. Una capacità di "inquinare tutti i gangli vitali della vita sociale, economica, amministrativa di Foggia", come ha scritto il gip di Bari nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per 30 persone, considerate legate all'associazione mafiosa 'Società foggiana'. La Dda barese, con l'operazione 'Decima azione' condotta da polizia e carabinieri, ha documentato la contrapposizione per avere la leadership tra le due 'batterie' mafiose egemoni sul territorio, quella dei Sinesi-Francavilla e dei Moretti-Pellegrino-Lanza, e tuttavia il loro inquadramento in un unico contesto all'interno della Società foggiana, una sola organizzazione mafiosa a base familiare.
Uno dei settori principali di attività è rappresentato dalle estorsioni, realizzate a tappeto nei confronti di tutti gli operatori economici di Foggia. Si è registrato anche il tentativo di condizionamento del Foggia Calcio, all'epoca militante in Lega Pro: in alcune intercettazioni telefoniche è emerso che i membri della Società foggiana avrebbero imposto alla società sportiva la stipulazione di contratti di ingaggio di soggetti vicini all'associazione mafiosa privi di qualità sportive significative. L'attività estorsiva riguardava tutte le sale scommesse, anche quelle gestite da familiari e parenti, i costruttori edili, le agenzie funebri, potendo avere notizie riservate – evidentemente trasmesse da dipendenti comunali – sul numero giornaliero dei morti. E poi il traffico di droga, le corse dei cavalli truccate, grazie a 'il vecchiarello', uomo di Napoli, che corrompeva gli altri fantini con 600 euro per non piazzarsi.
La capacità di infiltrarsi e il potere della Società foggiana erano tali da procurare una "omertà assoluta", o quasi, sottolinea il gip, una "totale soggezione di larghe fasce della popolazione, indotte a subire silenziosamente". L'organizzazione voleva anche colpire le forze dell'ordine e pianificava di uccidere un ispettore capo della Squadra mobile di Foggia.
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