Mafia, operazione contro la nuova Cupola: 46 fermi a Palermo, c’è anche il capo di Cosa Nostra

Duro colpo alla mafia in Sicilia. Sono 46 i fermati del blitz che ha restituito al carcere l'erede di Totò Riina, il gioielliere Settimo Mineo. L'operazione, coordinata dalla procura di Palermo, ha smascherato boss e gregari della nuova Cupola.

A maggio i capi delle famiglie palermitane si sono ritrovati per eleggere il nuovo padrino: non accadeva dal 1993. È stata una parola di troppo a svelare l'ultimo mistero di Cosa Nostra: a farsela scappare è stato il capo mandamento di Villabate, Francesco Colletti. "La Commissione ha spostato il proprio baricentro in città, mentre prima il controllo era dei Corleonesi", ha spiegato il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.

Con Riina in carcere la Commissione provinciale non è riuscita a riunirsi per oltre 25 anni. Morto il padrino di Corleone, sono subito partite le procedure per la nuova Cupola. La campagna elettorale per eleggere il nuovo 'governo mafioso' non è però sfuggito all'antimafia. Il 29 maggio scorso, a sei mesi della scomparsa del superboss, i reggenti dei mandamenti palermitati si sono ritrovati in un luogo segreto, su cui resta il mistero, per scegliere i vertici delle famiglie mafiose, derimere i contrasti e sanzionare gli affiliati tacciati di ribellione.

Quella del boss di Villabate è una lunga e inconsapevole confessione. "Si è fatta comunque una bella cosa, per me è una bella cosa questa… molto seria… molto… con bella gente… bella. Grande – dice orgoglioso Colletti al suo autista di fiducia, anch'egli uomo d'onore di Villabate, Filippo Cusimano -. Gente di paese… gente vecchi… gente di ovunque".

Non tace nemmeno sulla centralità del ruolo che Settimo Mineo aveva assunto in seno alla riunione, durante la quale aveva preso la parola ricordando le regole solenni della commissione: per potervi partecipare è necessario avere il rango adeguato. "E' una regola, proprio la prima. Nessuno è autorizzato a poter parlare dentro la casa degli altri".

L'operazione, ribattezzata 'Cupola 2.0', ha svelato l'attuale volto dell'organizzazione criminale, vitale nonostante gli anni di detenzione al 41 bis, capace di infiltrarsi nell'economia legale, corrompere e fare business con il traffico di droga e le scommesse online. E che vuole ancora uccidere, come testimonia il progetto omicidiario ai danni di un pregiudicato di Villabate, reo di aver eseguito furti ed estorsioni senza l'autorizzazione di Cosa Nostra, sventato solo dall'intervento di carabinieri e magistratura.