Cucchi, acquisita nel processo ai carabinieri la perizia sui medici. Pm: “Clamoroso autogol della difesa”

Giovanni Musarò: "La richiesta è incentrata su quella disposta nel primo procedimento che abbiamo dimostrato essere una perizia farlocca e costellata da errori incredibili"

La perizia sulle cause della morte di Stefano Cucchi, chiesta dalla corte d'assise d'appello nel processo ai medici dell'ospedale Sandro Pertini che ebbero in cura il giovane prima della morte, sarà acquisita nel procedimento sul caso che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale.

L'acquisizione della perizia, redatta da due professori di Padova (Anna Aprile e Alois Saller), è stata chiesta dalle difese degli imputati e l'accusa non si è opposta alla richiesta. La corte deciderà successivamente se convocare in audizione testimoniale i responsabili della perizia.

"Accertare le cause della morte è un presupposto ineludibile per poter efficacemente individuare le eventuali responsabilità degli imputati di questo processo", ha detto in aula l'avvocato Bruno Naso, difensore di Roberto Mandolini, nel chiedere l'acquisizione del documento.

Tuttavia, secondo il pm Giovanni Musarò, "questa richiesta di acquisizione è un clamoroso autogol per l'avvocato Naso perché la perizia in questione è incentrata su quella disposta nel primo procedimento che abbiamo dimostrato essere una perizia farlocca e costellata da errori incredibili".

Inoltre se la difesa "avesse letto tutta la perizia – ha aggiunto il pm – scoprirebbe che il trauma subito, e ascrivibile ai carabinieri, è considerato una concausa della morte di Stefano Cucchi".

Sono cinque i carabinieri imputati nel processo bis davanti alla prima Corte d'Assise di Roma: Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all'epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l'arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso.

Inchiesta depistaggi – "L'atteggiamento reticente e non particolarmente collaborativo di alcuni testi è visibile", ha detto il pm Musarò, nel corso dell'udienza del processo nato dall'inchiesta bis sulla morte di Cucchi che vede imputati cinque carabinieri.

Il magistrato ha depositato nuovi documenti estratti dall'inchiesta sui depistaggi che è stata chiusa la scorsa settimana e nella quale sono indagati altri 8 militari dell'Arma.

"L'obiettivo non è fare un processo sui depistaggi – ha detto Musarò davanti ai giudici nel depositare le carte -. Ma la prova davanti a questa Corte è stata condizionata da quei depistaggi".

Tutti gli ufficiali coinvolti nell'inchiesta sui depistaggi e chiamati a testimoniare davanti alla Corte finora si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La prossima udienza è fissata l'8 aprile e quel giorno sarà sentito in aula Francesco Tedesco, il militare imputato per omicidio preterintenzionale che ha accusato i colleghi coimputati.
Sono otto i militari indagati a vario titolo nel fascicolo sui presunti depistaggi. I reati contestati vanno dal falso, all'omessa denuncia, la calunnia e il favoreggiamento.

Nel fascicolo sono iscritti il generale Alessandro Casarsa, che nel 2009 era alla guida del gruppo Roma, il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale, Massimiliano Labriola Colombo, ex comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Cucchi venne portato dopo il pestaggio, Francesco Di Sano, che a Tor Sapienza era in servizio quando arrivò il geometra, Francesco Cavallo all'epoca dei fatti capufficio del comando del Gruppo carabinieri Roma, il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, e il carabiniere Luca De Ciani.