Il sisma del 6 aprile del 2009 fece 309 morti, 1600 feriti e 10 miliardi di danni. Sfollate 80mila persone. La difficile ricostruzione

Fiaccolata per le vie dell'Aquila a dieci anni dal sisma. Come ogni anno, si ricorda così il terremoto che alle 3 e 32 della notte del 6 aprile 2009, rase al suolo la città causando 309 morti, 1.600 feriti, 80 mila senza tetto e 10 miliardi di danni. Presente alla commemorazione anche il premier Giuseppe Conte e il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

A dieci anni dal sisma che ha cambiato e segnato per sempre il volto dell'Abruzzo, oggi il capoluogo fatica a rialzarsi e i lavori per ricostruire la città, in particolare il centro storico che è stato il più danneggiato dal sisma, procedono a rilento. Fin dall'inizio l'opera di ricostruzione è stata caratterizzata in più occasioni da infiltrazioni della criminalità organizzata, alla quale facevano gola gli appalti milionari per i lavori. Numerosi interventi della magistratura e processi si sono susseguiti negli anni e solo dal 2015 la ricostruzione ha avuto una accelerazione che ha portato, negli ultimi anni, all'inaugurazione di alcune chiese restaurate e ha fatto tornare i primi, volenterosi aquilani ad abitare nella loro città, abbandonando i quartieri di casette prefabbricate sorti all'indomani della devastazione.

Ma intanto si è fatto poco, accusano i geologi, anche sul fronte della prevenzione. "A dieci anni dal sisma continuiamo a registrare tante criticità e questioni irrisolte. L'Aquila, ma più recentemente anche Amatrice e Ischia, sembrano non aver insegnato nulla: anche se, nel tempo, alcune cose importanti sono state indubbiamente fatte, di terremoto in Italia si continua a morire e forse rischio sismico e prevenzione avrebbero meritato una maggiore centralità nell'azione dei governi negli anni", ha detto il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Francesco Peduto, in un incontro in Senato proprio per commemorare la tragedia del 2009.

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