Torino, 25 set. (LaPresse) – Perché la risposta individuale all'infezione da virus SARS-CoV2 varia così tanto da persona a persona? Rispondere a questo quesito renderebbe possibile identificare i pazienti a rischio, anticipare e migliorare la loro cura e offrire nuove vie terapeutiche basate su una maggiore comprensione della malattia. Due studi condotti da un team internazionale a cui hanno partecipato Francesca Fusco e Matilde Valeria Ursini dell’istituto di genetica e biofisica A. Buzzati-Traverso del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Igb) e pubblicati sulla rivista Science danno risposta a questa domanda chiave. Il team – guidato da Jean-Laurent Casanova (The Rockefeller University di New York e Istitute Imagine/Necker-Enfants malades di Parigi) e Helen Su (National Institute of Allergy and Infectious Diseases, NIH, Usa) – ha identificato le cause genetiche e immunologiche che spiegano il 15% delle forme gravi di Covid-19. I pazienti hanno in comune un difetto nell'attività delle forme di Interferone di tipo I (INF-1), molecole del sistema immunitario che normalmente svolgono una potente attività antivirale. Queste scoperte potrebbero consentire di sottoporre a screening le persone a rischio di sviluppare una forma grave e di trattare in maniera mirata i pazienti.
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