Con la seconda ondata di Coronavirus soffia ancora più forte il vento della paura, ma anche quello dell'odio social. L'hate speech e le offese sul web nell'ultimo mese sono state 402 mila solo su Twitter, un trend che è raddoppiato rispetto alle settimane precedenti. A lanciare l'allarme è Andrea Barchiesi, ceo e fondatore di Reputation Manager, società di riferimento in Italia per l'analisi, la gestione e la costruzione della reputazione online, che da fine settembre ha lanciato 'Stop alle Offese', il primo servizio di assistenza tecnica e legale gratuita alle vittime di insulti sui social. Si tratta di "un grande esperimento sociale", per Barchiesi, che si definisce "un ingegnere elettronico pentito", che, formato per fare robot, si ritrova a gestire masse di dati sociologici.
"Siamo a 52mila hate speech a settimana ormai. Si assiste a fenomeni di odio estemporaneo, sui social, dalla banale discussione calcistica che degenera in insulti personali, agli scontri sulla pandemia dove si addita l'altro come untore o gli si augura addirittura la morte per un commento. Ma anche questo è reato. Il social network è un gigantesco Colosseo, una pentola in cui gli animi entrano in ebollizione. Il social non è virtuale, ma può essere un pugno, è qualcosa di fisico che può avere effetti sulla realtà soprattutto fra i giovani. Le tensioni sociali di questa drammatica emergenza sanitaria ed economica poi sono la fiamma, fermenti politici, ideologici che si mescolano", spiega Barchiesi.
Ma come funziona 'Stop alle Offese'? "Basta segnalarci il caso- illustra – e noi lo valutiamo, acquisiamo le prove online con software certificati e gestiamo tutto l'iter legale per ottenere la rimozione dei contenuti incriminati e il giusto risarcimento per le offese subite. Le segnalazioni arrivate finora dalla attivazione del servizio sono nell'ordine di cinquecento/mille".
"Attiviamo questo servizio – prosegue – dopo avere seguito migliaia di casi gestiti con successo. Ora diventa una piattaforma (www.stopalleoffese.it) alla quale si possono inviare direttamente le segnalazioni. E' totalmente gratuito per chi è vittima di offese sui social: tutte le spese legali e tecniche sono sempre a carico di chi offende. Reputation Manager, inoltre, si impegna a non addebitare mai alcun costo alle vittime, a prescindere dall'esito del procedimento. Chi avrà il risarcimento potrà decidere se devolverlo a scopo benefico. Bisogna partire dalla base. E arrivare a una sorta di multa per le offese, così chi offende ci penserà quattro volte a rifarlo".
Il progetto affonda le sue radici nell'esperienza di Reputation Manager in cui si applica l'ingegneria reputazionale, che significa "correggere la reputazione, rimuovendo la calunnia e facendo emergere sempre solo cose vere", e la web intelligence, l'analisi che capta ciò che viene detto in rete come un radar. "Lavoriamo da sedici anni per tutelare la reputazione online di aziende, personaggi e cittadini, abbiamo gestito uno dei primi casi di revenge porn in Italia, ma oggi l'odio va oltre il conflitto pregresso e passa anche dal semplice insulto. Va data a tutti la possibilità di difendersi. I vip avevano degli strumenti per farlo, ma le persone comuni no. E sono proprio loro i bersagli dell'odio 'carsico', sotterraneo, che scorre dentro la società, nella pancia della gente: fa meno notizia, ma c'è. Vogliamo estendere a tutti gratuitamente l'opportunità di tutelarsi e ottenere un giusto risarcimento", sottolinea Barchiesi.
Dietro a 'Stop alle Offese' c'è una realtà composta da legali, data scientist, esperti di web intelligence. Ma non solo, Reputation Manager è inoltre impegnata sull'educazione digitale. "Dal 2018 – sottolinea il ceo – ha incontrato 41.200 studenti e quasi 1000 genitori in 200 scuole: 460 lezioni sull'uso consapevole del web e la salvaguardia della propria reputazione online".
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