L'ex re delle start-up, arrestato con l'accusa di aver abusato di una 18 enne, è stato interrogato per oltre 5 ore
È stato un interrogatorio “lungo e molto intenso” quello che Alberto Genovese ha affrontato davanti al procuratore aggiunto Letizia Mannella e al pm Rosa Stagnaro, che stanno indagando sulle feste alla “Terrazza Sentimento”, l’attico con infinty pool vista Duomo dell’imprenditore. E proprio in un uno di quei festini, dove la droga correva a fiumi, che il 10 ottobre una ospite 18enne è stata violentata per ore, dopo essere stata drogata con un cocktail di cocaina e ketamina e segregata nella stanza da letto dell’ex re delle start up. La ragazza ha potuto lasciare l’appartamento solo il pomeriggio seguente ed è subito andata a denunciarlo.
“Ho problemi di tossicodipendenza”, ha ammesso il fondatore di Facile.it (azienda che ha lasciato nel 2014 e nella quale non ricopre più alcun ruolo) davanti ai pm. Nelle quasi 5 ore di interrogatorio, più volte interrotto dall’imprenditore per consultasi con in suoi difensori, “ha toccato tanti aspetti e ha approfondito diversi temi che lo riguardano da vicino, dimostrando di voler pienamente collaborare con la procura”, racconta l’avvocato Davide Luigi Ferarri, che lo difende con l’avvocato Luigi Isolabella. Di certo, Genovese ha attribuito alla droga la responsabilità di quello che potrebbe essere accaduto a casa sua durante il party scatenato di ottobre. Talmente scatenato che Roberto Bolle, che abita nello stesso palazzo, esasperato da musica e grida, aveva chiamato la polizia locale. Colpa della droga, ha chiarito Genovese, che non gli permette di vedere con chiarezza il confine tra lecito e illecito. Un confine che l’imprenditore avrebbe superato non solo la sera della festa ma anche in altre, svariate, occasioni finite anche queste sotto la lente della procura di Milano. Oltre ad un episodio ad Ibiza, raccontato alla Squadra Mobile da un’altra giovanissima, ci potrebbero essere altre vittime.
Anche davanti al gip Tommaso Perna, che aveva convalidato il suo arresto, Genovese si era difeso parlando della sua dipendenza. “Non ho la percezione del limite esatto tra legalità e illegalità quando sono drogato – aveva ammesso – . La mia vita per l’80% è sana, sono una persona a posto che non farebbe mai nulla di male”, tranne che sotto l’effetto di droghe. “Non voglio drogarmi, se non mi drogo non faccio nulla di male – aveva aggiunto – non l’ho mai fatto. Quando mi drogo non mi controllo”. E ancora: “Nella mia percezione della serata trascorsa” con la 18enne che lo ha denunciato“noi eravamo innamorati e stavamo trascorrendo una serata bellissima. L’alterazione della realtà causata dalla quantità di droga che ho assunto io è paradossale”. Versione che il gip ha definito “inverosimile” dopo aver visto video delle telecamere a circuito chiuso della casa che hanno immortalato ogni istante della festa del 10 ottobre e di tutte quelle precedenti. Nonostante Genovese avesse fatto uso di sostanza stupefacente, per il gip era “rimasto sempre lucidissimo, disponendo del corpo” della ragazza “come meglio credeva, somministrandole nuove sostanze tutte le volte che comprendeva che si stava destando”. E quando la sua vittima aveva iniziato “a rifiutarsi di subire passivamente gli atti sessuali, non aveva esitato a legarla a letto e ad ammanettarla ai polsi ed alle caviglie”. Pochi dubbi, quindi, sulle violenze. Ma l’inchiesta, che già si preannuncia lunga e complessa, è destinata ad allargarsi anche al traffico di droga e al patrimonio del mago delle start up. E, come racconta chi era presente all’interrogatorio, anche ad altri filoni
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